ANTONIO DI BELLA: Elezioni Usa, una lotta tra la speranza e la paura

“La strategia adottata da Bush dopo l’11 settembre si è dimostrata fallimentare. Non ha  sconfitto il terrorismo, al contrario ha reso ancora più insicura l’America. Anche Mc Cain lo sa anche se non lo dice in modo esplicito”. Nel settimo anniversario dell’attentato alle torri gemelle Antonio Di Bella, direttore del Tg3 riflette sulla politica estera americana e sulle imminenti elezioni. “L’America può proseguire il percorso interrotto con Kennedy, recuperato in qualche modo con Clinton e interrotto dalle presidenze Bush. Obama, a mio avviso può rappresentare la svolta. Ma è una battaglia non scontata in cui cruciale è il ruolo dell’informazione”.

11 settembre 2008. A sette anni di distanza dall’attentato alle Torri Gemelle gli Stati Uniti sono impegnati in un’avvincente campagna elettorale.  
Obama e Mc Cain celebrano l’11 settembre in un gesto di bypartisanship che dà l’idea di come l’America, sui grandi temi, sia unita. Entrambi oltre a farlo come gesto simbolico sono d’accordo su un elemento politico di fondo: la strategia di Bush post-attentato va cambiata. Una strategia che è servita molto a Bush per vincere le elezioni ma non ha  sconfitto il terrorismo, al contrario ha reso ancora più insicura l’America. Lo sanno entrambi i contendenti  anche se non lo dicono in modo esplicito.

Ogni anno alla vigilia di questa tragica ricorrenza si paventa la minaccia di nuovi attentati.
Rispondo con due citazioni: il libro di Loretta Napoleoni “Non dobbiamo avere paura”, e con la frase di Dan Rather, storico giornalista della Cbs che il Tg3 ha intervistato recentemente: “Questa elezione è la lotta tra la speranza e la paura”. Speriamo che prevalga la speranza.

In questi sette anni molti film, documentari, inchieste giornalistiche hanno espresso dubbi sulle tesi ufficiali dell’attentato.
Non credo a quelle ipotesi complottistiche che hanno già le chiavi della soluzione, ma certamente ci sono ancora molti punti oscuri. Non tutto è stato chiarito a partire dall’episodio dell’aereo precipitato sul Pentagono di cui non si hanno né immagini né resti. Come per tutti i grandi eventi della storia americana per anni rimarremo nel dubbio e vedremo altrettanti film, libri e inchieste su questo o quel brandello di verità, più o meno nascosto, più o meno rivelato. A me interessa soprattutto la conseguenza. E quella principale è stata l’uso cinico ed efficace di quel frangente a fini interni americani. La seconda elezione di Bush è avvenuta soprattutto sull’onda del terrorismo e della sicurezza internazionale.

Bush ha appena annunciato un nuovo ritiro di soldati dall’Iraq per mandarli in Afghanistan. E’ un cambio di strategia?
No. La realtà è che tutto va cambiato, a partire da un approccio multilaterale, quell’approccio che Bush ha sempre disdegnato e che invece andrebbe recuperato anche a fronte della grave crisi economica americana. Non dimentichiamoci che la guerra in Iraq doveva servire anche ad abbassare il prezzo del petrolio e questo non è avvenuto. E quindi le conseguenze economiche costringeranno a un ripensamento della strategia ancora di più delle conseguenze politiche.

Le principali responsabilità dell’amministrazione Bush.
Due su tutte. La crisi economica e l’immagine internazionale dell’America in declino.

Una rotta che può essere invertita?
Io auspico un’America che torni ad essere un modello positivo. Come diceva Kennedy “dobbiamo guidare il mondo non con la forza delle armi ma con la forza del nostro esempio”. L’America può proseguire il percorso interrotto con Kennedy, recuperato in qualche modo con Clinton e interrotto dalle presidenze Bush. Obama, a mio avviso può rappresentare questa svolta.

Ha dimostrato di essere un ottimo oratore.
Non solo. E’ un politico capace di guidare una macchina complessa ed efficiente.

Mc Cain è dipinto da molti come un candidato “scolorito”.
Tutt’altro. E’ un eroe di guerra, un pezzo di storia americana per anni considerato fuori dal partito. E  per questo è in grado di promettere cambiamenti rispetto a Bush. Non è soltanto “cosmesi”, è un uomo di carattere in grado di svincolarsi dagli apparati. Per questo è una battaglia molto interessante che i due contenenti giocano ad armi pari.

Mancano meno di due mesi alla data delle elezioni. Un primo bilancio della campagna elettorale.
La lotta comincia adesso. Fino ad ora abbiamo assistito ad un assaggio di una battaglia durissima fatta di colpi leciti e colpi bassi che si scatenerà pienamente da qui a novembre. Una battaglia tutt’altro che scontata.

L’informazione gioca un ruolo chiave in queste elezioni.
L’America è un paese in cui le battaglie sono più violente e riconoscibili.  La vittoria dei neoconservatori è stata frutto anche di anni di lavoro oscuro, dietro le quinte, di fondazioni e università che hanno spostato il baricentro culturale informativo americano da posizioni liberal anni settanta (pensiamo al Watergate) a posizioni più conservatrici che hanno la loro bandiera nella Fox di Murdoch. Ora ci sono anche segnali diversi. Penso alla Msnbc che sta seguendo in modo aggressivo la campagna elettorale in chiave anti Fox cioè, anti Mc Cain. Poi ci sono le grandi radio, i grandi show radiofonici. Tutti pro repubblicani. E’ una battaglia senza esclusione di colpi ma molto trasparente con una grande partecipazione popolare tra tv, radio internet. Una battaglia da seguire con attenzione perché le sue conseguenze arriveranno da noi. Magari tra qualche tempo ma arriveranno…

Le elezioni americane avranno ripercussioni sugli scenari internazionali ivi compreso il nostro Paese?
Tutto il mondo sarà influenzato da quello che accadrà il 4 novembre a New York. Con Clinton si parlava di “Ulivo mondiale”. Con Bush e con Reagan prima di lui c’è stato un influsso neo liberista in tutto il mondo. Per questo il Tg3 sarà a New York tutta la settimana delle elezioni: perché dall’esito di quelle elezioni capiremo come saranno i prossimi anni in America, nel mondo e quindi ovviamente anche nel nostro Paese.

(Stefano Corradino – www.articolo21.org)