(Indie-eye): “Note di Cronaca”. Il disco e i video di Stefano Corradino tra poesia e cronaca sociale

Articolo di Michele Faggi (Indie-Eye)*

Stefano Corradino, giornalista con una speciale propensione per la musica, ha pubblicato nel 2022 “Note di Cronaca”, album costituito da sette canzoni, pubblicato da Carpe Diem. Per ogni brano, un videoclip che ne veicola suggestioni, contenuti e storie. “Note di Cronaca” è in quello snodo tra cronaca, racconto e poesia, quando la prima da strumento può diventare arricchimento dello spirito.

Vent’anni di militanza in Rai, una dedizione mai sopita per la musica e a far da collante, le numerose storie raccolte durante un’attività professionale che ha messo sempre al centro la fame e la sete di diritti. Stefano Corradino, giornalista di RaiNews, nel febbraio del 2022 diffonde un video sul suo canale YouTube per attivare una campagna di crowdfunding. Il sogno è quello di realizzare un disco con i brani che ha composto a partire dai temi legati ad anni di servizi e di ricerca. E ci riesce, perché le 7 canzoni che compongono “Note di Cronaca“, non solo vedono la luce, ma in un anno di circolazione totalizzano oltre 100.000 hits sulle numerose piattaforme digitali dove il disco è presente. Pubblicato dall’etichetta indipendente Carpe Diem in una bella edizione fisica in vinile, con l’artwork curato da Mauro Biani, uno dei vignettisti più creativi e raffinati che abbiamo in Italia, il disco si avvale della produzione artistica di Stefano Profeta, direttore della stessa Carpe Diem, noto jazzista e con all’attivo numerose produzioni anche in ambito pop. Per veicolare “Note di Cronaca”, Corradino ha diffuso un videoclip per ogni brano della tracklist, realizzando di fatto un vero e proprio visual album, come quelli di The The, Devo e Beyonce, per citare le commistioni più riuscite tra musica e video nella cosiddetta cornice long form. Sviluppati con quel tono confidenziale che si lega alla relazione stretta con il pianoforte, i clip riservano una serie di sorprese visuali, orientate alla costruzione di una narrazione capace di trasformare le immagini della cronaca nei segni di una lingua poetica. Le diverse messe in scena comprendono arti performative (Rosa bianca, dedicato al caso di Ilaria Alpi), drammatizzazioni (Contagiò, sull’emergenza sanitaria Covid 19, 102 passi, sulla sicurezza sul lavoro) video ritratti simbolici (Il Giardino di Arianna, storia tragica di una figlia strappata alla madre dal tribunale, Il gioco della verità, sulla tragica morte di Ilaria Alpi) qualche incursione nella video-arte (Sulla Nostra Pelle, dedicato a Stefano Cucchi). Corradino è sempre al centro, come storyteller che definisce la cornice del racconto e sollecita lo scambio palpitante tra cronaca e trasfigurazione poetica. Ovviamente si tratta di un processo già inscritto nelle liriche dei brani, capaci di generare immagini dall’intensità dell’esperienza, traducendo quella dimensione concreta del “produrre” indicata dal verbo greco poiêin. Tutt’altro che astratta, la lingua di Corradino riproduce l’itinerario complesso del giornalista ogni giorno a contatto con un’umanità in ginocchio, per restituircene l’essenza in una sintesi politica ed esistenziale. Ecco che allora si fanno strada più della metafora, la tenerezza del gioco, l’onestà del racconto, la ricerca della magia laddove si scorgerebbe solo tragedia.

C’è in tutto questo una qualità cantautorale, ma anche jazzistica. La prima per la capacità di trasferire le storie grandi e piccole in una dimensione dove i segni si aprono ad un respiro universale. La seconda per la leggerezza con cui note e parole si inseguono in un flusso. “Note di Cronaca”, in questo senso, ci sembra un titolo azzeccatissimo. Il passaggio dalla parola alle immagini è allora già incorporato nelle sette canzoni dell’album. Quando diventa video, trova un supporto o una piccola ulteriore apertura rispetto a quelle sollecitazioni. In questo senso, il nostro video preferito è Sulla Nostra Pelle, per la schiettezza tagliente delle parole e per questo clip che rimette in scena l’oppressione delle carceri italiane, sanzionate ripetutamente dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, luoghi di degrado e di tortura, discariche sociali dove lo Stato si sottrae. In questo spazio ricostruito nella sua essenzialità brutale, davanti ad una rete metallica senza materasso si erige un totem di vecchi schermi televisivi mentre riproduce le immagini che conosciamo, già ri-mediate dall’ipertrofia transmediale. Corradino, come il Tom Petty narratore, diventa cantastorie, testimonia lo snodo tra cronaca, racconto e poesia, quando la prima da strumento può diventare arricchimento dello spirito.

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