Berlusconi, un piazzista a reti unificate

da “IL FUTURISTA – Spot, interviste, videocassette a reti semiunificate. Quella di Silvio Berlusconi è una vera e propria “esondazione. E un’alterazione del libero esercizio del voto. Il 12 maggio, penultimo giorno di campagna elettorale, nell’edizione serale dei principali tg pubblici e privati il premier ha avuto spazio complessivamente per 9 minuti e 40 secondi contro i 6 minuti e 32 secondi di tutti i leader delle opposizioni messi insieme. Parla da presidente del Consiglio, da leader del partito, e da capolista Pdl alle amministrative di Milano. E da presidente del Milan per tessere le lodi della sua squadra vincitrice del campionato e convincere più o meno subliminalmente gli spettatori/elettori di un’equazione: quando lui scende in campo, calcio o politica che sia è un vincente.
Un piazzista che usa il mezzo televisivo per diffondere il suo prodotto. “Berlusconi come Wanna Marchi” affermava Daniele Capezzone nell’aprile 2006. “Un commerciante di tappeti taroccati” esclamava giorni fa una elettrice leghista su Radio Padania.
Venditore di fumo eppure onnipresente, in radio e tv. In barba alla par condicio, alle sanzioni dell’Agcom, al rispetto del pluralismo.
La par condicio è tutt’altro che una legge perfetta, ma nasce per una ragione incontestabile: garantire la stessa visibilità a tutti i partiti e/o movimenti politici indipendentemente dal livello di rappresentatività. Parti uguali, né più né meno. La forza più piccola deve avere le stesso opportunità di quella di maggioranza.
Si comprende la ragione per cui la par condicio è stata tanto criticata dal presidente del Consiglio. Il signore e padrone del conflitto di interessi preferirebbe ovviamente una legge su misura (l’ennesima) che concedesse gli spazi televisivi in proporzione ai voti ottenuti alle ultime elezioni.
Ma se fosse stato così, nel 1994 quando si è presentato per la prima volta alle elezioni non avrebbe potuto parlare in tv nemmeno per un minuto in tv poiché non era legittimato da alcuna rappresentanza popolare. E invece…

(di Stefano Corradino – Pubblicato su “Il Futurista”)