E se ora abolissimo il quorum?

Oggi anche Berlusconi dovrebbe festeggiare. Se fossimo in un Paese normale lo stesso presidente del Consiglio dovrebbe esprimere il suo apprezzamento per lo straordinario esito del voto e non solo limitarsi a prendere atto del risultato, salvo poi nei giorni a venire affermare che la volontà popolare è stata manipolata da qualche trasmissione televisiva a lui sgradita. Ancora non è successo ma non ci stupirebbe più di tanto se accadesse.

Il referendum consente ai cittadini di esprimere il proprio parere, o la propria decisione, senza intermediari. Non viene imposto dall’alto. Riferisce (refero è il verbo latino da cui deriva) il punto di vista di un corpo elettorale su un determinato tema. Non è né di centrosinistra, né di centrodestra. Semmai mette in discussione leggi che governi di centrosinistra o di centrodestra hanno approvato e che vengono giudicate impopolari. Costituisce un contrappeso, per tutelare i principi democratici di un ordinamento.

L’astensione è un diritto quanto la partecipazione diretta. Ma un capo di governo non può permettersi di incoraggiare alla diserzione delle urne specie quando in Italia e nel mondo, assistiamo ad una crescente e profonda disaffezione verso la politica e le istituzioni.

Per questo i 4 Sì su acqua, nucleare e legittimo impedimento rappresentano una doppia vittoria. Perchè è stata la risposta popolare al tentativo del governo di ostacolare il diritto al voto, negando l’accorpamento con le elezioni amministrative (si sarebbero risparmiati tra l’altro 300 milioni di euro) e inducendo i mass media asserviti a non fornire più di tante informazioni.

Partendo da questo ragionamento mi domando: e se si abolisse il quorum, quel numero legale previsto tra l’altro in ben pochi paesi nel mondo? Chi propone un referendum deve sforzarsi per convincere i cittadini motivando le ragioni della scelta. La presenza del quorum consente viceversa agli oppositori di limitarsi ad un’azione di boicottaggio. Se il quorum fosse cancellato, a contare sarebbero esclusivamente gli argomenti, le ragioni del Sì e del No e non assisteremmo a basse manovre di sabotaggio…

Oggi festeggiamo una vittoria della democrazia, ma è solo il primo passo verso la riappropriazione del nostro diritto a essere protagonisti attivi del nostro futuro. La democrazia non è solo la possibilità di dire Sì o No ad un quesito, che sia esso abrogativo, propositivo o confermativo. Democrazia è partecipare a interi processi di decisione. E’ sorvegliare il potere politico o quello economico, richiamarlo quotidianamente alle proprie responsabilità, non delegare in bianco, ma vigilare costantemente sull’operato di coloro che abbiamo eletto: parlamentari italiani ed europei, governatori, presidente di province, sindaci, consiglieri comunali… La democrazia, per dirla con Zagrebelsky è, per così dire, “un regime in prima persona, non per interposta persona“.

(di Stefano Corradino)