GILBERTO SQUIZZATO (Suor Jo)

Suor Jo, sorella dei misteri
a cura di Stefano Corradino (www.raitre.rai.it)

Strategie occulte di alcune finanziarie, infiltrazioni della mafia russa, arruolamenti di kamikaze islamici per attentati al Duomo di Milano, guerre spietate per il controllo di brevetti farmaceutici… Questi ed altri sono i fatti reali e di stringente attualità a cui si ispira Suor Jo.
Tre film-racconto per la tv di 100 minuti ciascuno, girati dal vero e in set reali, fra Milano, la Malpensa, Zurigo, il  Marocco, ma anche nei boschi lombardi che sono stati teatro dei delitti satanici che hanno occupato per mesi le prime pagine dei giornali. Suor Jo inizia il 3 settembre in seconda serata su Raitre. Il soggetto e la sceneggiatura sono di Gilberto Squizzato e Giuseppe Genna. La regia di Gilberto Squizzato.

Cos’è Suor Jo? Una fiction, un documentario che prende spunto dall’attualità?
Sono semplicemente tre film per la tv. Tre racconti che si alimentano direttamente dall’attualità cogliendo i nodi critici di eventi che spesso sono apparsi sulle prime pagine dei giornali. La criminalità, il terrorismo islamico, i delitti satanici, per citarne alcuni, ma apriamo ampi squarci anche su alcuni fenomeni sociali rilevanti come i reality show o il divismo televisivo. Ma è tutto fuorchè una fiction evasiva ed edulcorata.

Perche’ la scelta di questo tipo di format? E quale intento si propone?
Io cerco di vedere cosa si annida dietro ad alcuni fatti assunti come esemplari. L’informazione televisiva offre nei telegiornali sintesi folgoranti nelle quali, in pochi minuti, si pretende di spiegare tutto. Io cerco di vedere cosa c’è dietro la cronaca. In questo lavoro è stato prezioso l’aiuto di Giuseppe Genna, un giallista in perfetta sintonia con il mio modo di sentire.

Nei tre racconti si intersecano figure negative e positive che sembrano personificare il bene e il male. Questo “eterno conflitto” come si risolve in “Suor Jo”?
Non è una fiction “buonista” e alla fine del racconto l’ordine, la quiete e la tranquillità non si ricompongono allorchè si scopre, ad esempio, l’autore di un delitto. Il male continua la sua opera. Cose come il bene, rappresentato da Suor Jo, una giovane volontaria laica che combatte fino all’ultimo il male con una ostinata volontà. Ma il bene che rappresentiamo è molto lontano dagli stereotipi tradizionali. Suor Jo è un personaggio perfino antipatico e brutale e non ha alcuna “aurea di santita’”. Alla domanda sulla fede arriva a non definirsi neanche cristiana. “Lo sono a modo mio” risponde. Una coscienza che risponde a se stessa. Un personaggio laicamente evangelico ma non una predicatrice di dottrine di buoni sentimenti.

Il satanismo è uno degli aspetti piu’ presenti nei racconti. Perchè?
Lo spunto è sempre preso dalle cronache che per mesi hanno occupato le prime pagine dei giornali su foschi rituali satanici consumati nei boschi lombardi. Ma il satanismo è in sostanza uno spunto narrativo. Non si tratta solo di portare allo scoperto i piccoli omicidi di provincia commessi da uomini che uccidono sotto l’effetto di droghe e in preda ad allucinazioni. C’è un altro satanismo, di gruppi colti, benestanti, facoltosi, che scherzano con i riti satanici perchè in realtà la loro religione è il nichilismo cinico dell’accapparamento e dello sfruttamento del prossimo. Penso che sia altrettanto satanico il cinismo di alcuni reality show, brutali e violenti; in tutto il terzo episodio si sviscera proprio la ferocia di una  parte della televisione.

A un certo punto nei racconti emerge la figura di Enzo Baldoni, il giornalista ucciso in Iraq un anno fa. Suor Jo decide che alla sua memoria debba essere dedicata la comunità di emarginati di cui lei si occupa. Perchè Baldoni?
Enzo Baldoni rappresenta la coscienza critica della vicenda di Suor Jo, un parametro fondamentale nella ricerca della verità e dell’onestà, viene assurto da parte di Suor Jo a riferimento morale. Nel racconto a un certo punto un barbone milanese si rivolge a Suor Jo e le dice “è qui l’Iraq. Passa di qui”. Essere in Iraq o in Afghanistan, in Cecenia o in una favela  brasiliana, o nella periferia di Milano ci obbliga in ogni caso a schierarci e scegliere da che parte stare della barricata. E l’immagine di Baldoni rappresenta la coscienza viva e ci fa capire che il mondo è un unico fronte.

Suor Jo rappresenta una discontinuità rispetto ai tuoi precedenti lavori in tv o c’è un filo conduttore?
Penso di fare sempre lo stesso lavoro. Con storie diverse cerco di porre domande. Ho la possibilità di creare storie che seminano anche dubbi e inquietudini: forse è una televisione un pò scomoda e, in fondo, perfino fuori posto.