Le vittime silenziose della guerra del lavoro

di Michele Cucuzza

C’è Miss Italia, Stefania Bivone, accanto a una ragazza vittima di un incidente sul lavoro.E poi altre undici miss, titolari della fascia per l’”Eleganza”,il “Benessere”, la “Simpatia”, da Maria Ludovica Perissinotto, a Valentina Vidal, a Eleonora Pierella, fotografate da una grande firma quale Tiziana Luxardo, a fianco di altre donne, rimaste menomate mentre lavoravano. Dodici pose, ognuna per un mese, nel calendario 2012 “Donne che vincono”, che si battono cioè per ricominciare, malgrado le offese subite. E’ stato voluto dall’Anmil (Associazionemutilati e invalidisul lavoro), dall’Inail (lo storico Istituto di assicurazioni contro gli infortuni) e da Miss Italia.
Una realizzazione inedita, testimonianza di solidarietà e di richiamo al grande problema degli incidenti in fabbrica enei cantieri.

“Un fenomeno per il quale l’Italia detiene un triste primato in Europa”, commenta Stefano Corradino, direttore di Articolo 21, l’associazione per la difesa della libera informazione. Sull’omonimo quotidiano online, compare un vero e proprio contatore, continuamente aggiornato, significativamente intitolato “la guerra del lavoro”. Mentre scriviamo, i morti del 2011 sono 480, gli infortuni 813.367, 1921 le persone rimaste invalide. “Cifre inquietanti, eppure”, commenta Corradino, “sono dati in calo rispetto all’anno scorso. Non perché ci siano più controlli, maggiore sicurezza e prevenzione, ma perché, diminuendo tutta l’occupazione nel nostro paese, inevitabilmente calano anche gli incidenti sul lavoro”.

Soltanto venerdì scorso ci sono state altre 3 vittime, esattamente cinque anni dopo il rogo alla Umbria Olii di Campello sul Clitunno (4 morti), il cui processo per omicidio colposo plurimo si concluderà il 13 dicembre.

Già nel 2005, Valerio Mastandrea avevarealizzato un cortometraggio, con Elio Germano, intitolato “3,87”, l’incredibilecifra della media quotidiana delle persone che avevano perso la vita, quell’anno,per questa piaga in Italia. “Per favore, non chiamatele più mortibianche”, invoca il direttore di Articolo21, “sono tutt’altro che bianche e innocenti, sono sporche, insanguinate, con responsabili che – volta a volta – vanno individuati e puniti”. “Va rifiutata l’idea che si tratti di inevitabili, tragiche fatalità”, l’autorevole conferma arriva dal Presidente della Repubblica, Napolitano che da sempre richiama l’attenzione su queste tragedie, spesso trascurate, quando non ignorate dai mezzi di comunicazione. “Se ne parla solo se gli incidenti assumono dimensioni di vere e proprie stragi”, ricorda Stefano Corradino.

“E’ il sintomo di una mancanza di cultura civica. Se i media sottraessero un po’ dello spazio che dedicano alle paginate sui delitti dalle indagini controverse, da Garlasco a Avetrana, occupandosi di più degli infortuni in fabbrica e in cantiere, ne guadagnerebbe il lavoro stesso”. Una significativa conferma arriva dall’ammirevole impegno di Marco Bazzoni, un metalmeccanico di Firenze che, contestando e ritenendo carente il nostro ‘Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro”,è riuscito a far aprire alla Commissione Europea una procedura di infrazione contro il nostro paese. “La prova”, commenta Corradino, “dei risultati che si potrebbero ottenere se ci fosse un’attenzione corale, diffusa e si riuscisse a fare rete.

Il calendario della Luxardo”, conclude il Direttore di Articolo21,”conferma come gli incidenti sul lavoro coinvolgano anche tante donne, dai nomi sconosciuti come quelli di Irene Licitra, Meri Ballatori, Monica Di Martino le giovani che appaiono accanto alle Miss”. “Volti belli, puliti”, ha inciso su una speciale medaglia Fausto Maria Franchi. “Volti offesi, feriti, chiusi al sorriso, tenacie forti. Chiedono di tornare a vivere”. Distribuito gratuitamente in 10 mila esemplari, il calendario, patrocinato dai ministeri del Lavoro e delle Pari Opportunità, è un indovinato, sorprendente richiamo su una realtà drammatica e, contemporaneamente, sulla tenacia e la determinazione che – sostenute da solidarietà anche inattese – possono riaffiorare, malgrado gli ingiusti traumi subìti mentre ci si sforzava di dare il proprio contributo alla società.

http://www.michelecucuzza.com/documenti/stampa/corriereumbria102.pdf