STEFANIA PEZZOPANE: "L’Aquila e la ricostruzione un anno dopo. Tanti proclami, poche certezze"

“… Si vuole dare l’idea che il problema terremoto è risolto quando migliaia di persone sono ancora senza casa. Non capisco perchè non si voglia fare una consegna di case seria e sobria con tutte le istituzioni coinvolte e si debba fare una cerimonia come fosse un passaggio sotto un arco di trionfo quando sono migliaia quelli sbattuti ancora nelle tende in giro per l’Abruzzo. Lo sa cosa chiedo? Solo un pò di decenza”. Così Stefania Pezzopane, presidente della provincia dell’Aquila, criticava l’eccessiva enfasi mediatica alla vigilia della consegna delle case ad Onna nel settembre scorso (in quell’occasione la puntata di Ballarò non andò in onda per lasciare spazio allo speciale di “Porta a Porta” sulla consegna delle case ai terremotati da parte di Berlusconi). Oggi, alla vigilia del primo anniversario del terremoto che ha sconvolto l’Abruzzo Stefania, 50 anni da poco compiuti e una carica inesauribile da adolescente, fa il punto sulla situazione dell’Aquila e dei comuni limitrofi, sui ritardi nella ricostruzione e sul rischio di infiltrazioni mafiose. Il coinvolgimento di alcune imprese fuori dai confini regionali, e i recenti scandali hanno gettato una pesante ombra sulla ricostruzione”.

Il 6 aprile sarà un anno dal terremoto che ha sconvolto l’Aquila e l’Abruzzo. Con che sentimento la popolazione vivrà questa triste ricorrenza? Entusiasmo per quello che si sta facendo o prevalgono altre pulsioni? Rabbia, rassegnazione…
È difficile dimenticare ciò che ci è accaduto in questo anno. Il dolore brucia e le ferite sono ancora aperte. La sofferenza si mescola ancora alla rabbia per quanto non è stato possibile evitare. Ma la mia gente è caparbia e piena di energia. La manifestazione delle chiavi e delle carriole e i comitati cittadini, che esprimono la voglia di partecipazione dal basso, ne sono una testimonianza tangibile.

Quante sono ancora le persone senza casa? Dove stanno? Sulla costa? C’è ancora gente nelle tende?
Le tendopoli sono state tutte smantellate. Sulla costa ci sono oltre 6000 persone, per lo più anziani o single, tra cui anche alcuni miei familiari. Altre 3000 circa sono ospitate nelle strutture ricettive della provincia dell’Aquila e nella caserme aquilane. Sono persone che hanno casa classificata B o C, cioè con danni leggeri. La ristrutturazione sarebbe potuta partire prima, se non ci fossero state le lentezze burocratiche.

Camminando per le strade del centro dell’Aquila la sensazione è che niente (o poco) sia stato fatto in termini di ricostruzione. Una città deserta, quasi spettrale. E’ così?
La ricostruzione, quella vera, non è ancora iniziata. Finora sono stati costruiti i moduli abitativi provvisori (MAP) e le abitazioni del progetto CASE, che sono soluzioni, appunto a tempo determinato. Ora, terminata la fase della primissima emergenza, bisogna accelerare i tempi della ricostruzione, che ancora non decolla. La situazione del centro storico è cristallizzata al 6 aprile. Solo da ieri è iniziata la rimozione delle macerie.

Ci sono alcune attività commerciali, ad esempio vicino piazza Duomo, che hanno ripreso a funzionare. Ma in quali condizioni visto che le abitazioni sono svuotate?
Si contano sulla punta delle dita i negozi che hanno riaperto in centro. Sono oltre 1300 le attività ferme, che non hanno ricevuto aiuti dal governo, eccezion fatta per un contributo minimo nei primi tre mesi dopo il terremoto.

Non sarà che si vuole costruire una sorta di Milano2 aquilana trascurando la ricostruzione?
In realtà sono già sorte 19 new towns, i nuovi agglomerati del progetto CASE per intenderci. Grossi quartieri, mal collegati e senza servizi, che, se hanno risolto temporaneamente il problema abitativo per la prima emergenza, non possono, anzi non devono, essere considerati la soluzione definitiva per L’Aquila.

Un giudizio sull’impegno del governo. Tra meriti e responsabilità mancate.
È un giudizio con luci e ombre. Indubbiamente va dato atto della tempestività con cui si è proceduto per la realizzazione delle abitazioni antisismiche e per la costruzione  dei moduli scolastici.Risultati che si sono potuti ottenere grazie allo spirito di collaborazione tra le istituzioni, al gioco di squadra, di cui ci hanno dato atto sia il presidente del Consiglio Berlusconi che il Presidente della Camera Gianfranco Fini. Rimangono irrisolti diversi nodi. Non ci sono certezze sulla Zona franca, ma solo proclami, a cui non seguono fatti concreti. Incerte sono anche le norme per le ristrutturazioni delle seconde case. Il governo aveva promesso il 100% anche per queste, ma non è ancora passato ai fatti. Per non parlare del patrimonio storico, per cui non c’è la necessaria copertura finanziaria. La famosa “lista di nozze” per la ricostruzione dei monumenti, lanciata durante il G8 è risultata un vero flop.

Ad essere insufficienti sono soprattutto i fondi?
Infatti, i 493 milioni di euro del Fondo Sociale Europeo sono stati intermanete dirottati sul progetto CASE. Non ci sono fondi per la vera ricostruzione, né per la ripresa delle attività produttive. Anche gli 83 milioni di euro del fondo FERS (fondi comunitari) non sono risorse nuove. Si tratta di finanziamenti già concessi all’Abruzzo e che il governo vorrebbe rimodulare tra le quattro province. In una recente audizione che ho avuto alla Commissione Europea di Bruxelles ho rilanciato l’appello per la Zona Franca e l’inserimento della nostra provincia nell’Obiettivo1.

Se affermassimo che Provincia e Comuni stanno facendo anche più del dovuto ma che regione e governo nazionale competenti in materia di politica industriale, non affrontano adeguatamente la situazione industriale ed occupazionale diremmo la verità?
Certo. Siamo in attesa che il governo nazionale mantenga fede alla promessa di convocare un tavolo sulla crisi economica ed occupazionale. Il nostro principale obiettivo è attivare un patto per il lavoro, che rilanci lo sviluppo della nostra provincia.

Un altro giudizio ma questa volta sulla protezione civile e sulle vicende giudiziarie che l’hanno coinvolta.
È davvero riprovevole che c’era qualcuno che rideva quella notte e che pregustava  il frutto di basse speculazioni, mentre c’era gente che soffriva e che perdeva tutto… Davvero tutto. Tuttavia l’affarismo di questi sciacalli non può offuscare totalmente l’operato dei tanti volontari della protezione Civile che sono venuti da tutta Italia per dare un contributo davvero impareggiabile.

Alla fiaccolata del 6 marzo scorso hanno partecipato oltre 4000 persone. Indignazione e disgusto per l’intercettazione dei due imprenditori che ridevano. Come ha influito questa vicenda sull’umore dei cittadini?
Le ricordo uno striscione per tutti: “Io non ridevo alle 3.32”. Bastano queste poche parole per testimoniare il disgusto e la rabbia di tutti gli aquilani.

Qual è stato il peso della speculazione imprenditoriale sul terremoto? E perchè non state coinvolte solo le ditte della regione?
Gli appalti sono stati gestiti con procedure straordinarie nella primissima fase dell’emergenza dalla Protezione Civile, il che ha sacrificato il criterio localistico.

C’è, come molti affermano, la mano della criminalità sugli appalti?
E’ la stessa Commissione antimafia che ha lanciato l’allarme di un forte rischio criminalità sulla ricostruzione, diversi mesi fa. Il coinvolgimento di alcune imprese fuori dai confini regionali, poi, nei recenti scandali ha gettato una pesante ombra sulla ricostruzione. Tuttavia la Provincia e gli enti locali stanno facendo la loro parte e stanno vigilando. Da parte nostra abbiamo attivato sin dall’inizio un osservatorio per la ricostruzione pulita con Libera e Legambiente

Oltre alle imprese qual è la condizione occupazionale attuale (licenziamenti, cassa integrazione, precarietà…)? Chi e come deve intervenire?
Ci sono 16mila lavoratori in cassa integrazione dopo il sisma. Le ore di CIG sono aumentate nell’ultimo anno da 800mila a 8 milioni a mezzo di ore. Sono cifre spaventose..

Non sarà che l’obiettivo di togliere in fretta le macerie è quello “un’operazione immagine” affinchè il 6 aprile il governo possa vantarsi mediaticamente del lavoro svolto (per poi dal giorno dopo rallentare)?
Indubbiamente il governo non ha dato una prova di grande efficienza se si pensa che le macerie sono ancora lì, dopo un anno. La Provincia nei mesi scorsi ha proposto più di una volta che le venissero assegnate le competenze operative, insieme a mezzi e poteri straordinari. Ci sentivamo pronti ad affrontare il problema, visto che nessuno voleva farlo. La questione va risolta in fretta, per rispetto di tutti gli aquilani, con la consapevolezza che le macerie stesse possono costituire una fonte di reddito per la gente della nostra terra, non per gli speculatori. La città può essere ricostruita anche con le macerie che possono essere lavorate da cooperative di nostri giovani.

Quale ruolo stanno svolgendo i media? Dopo i primi mesi quante sono state le trasmissioni tv (e le inchieste giornalistiche) che hanno scavato a fondo nei problemi, nei ritardi, nelle vere difficoltà persistenti?
Ci sono state importanti inchieste televisive e giornalistiche che hanno segnato un’inversione di rotta rispetto all’assuefazione mediatica degli ultimi tempi e il successo che hanno avuto testimonia la sete di informazione e di trasparenza sulle vicende del terremoto e della ricostruzione dell’Aquila. Prendo spunto da queste trasmissioni, che hanno avuto il coraggio di raccontare la verità senza veli, per rinnovare l’appello, già sollevato nei mesi precedenti insieme ad Articolo 21, a monitorare costantemente il processo di ricostruzione, attraverso una sorta di “adozione mediatica” del capoluogo e degli altri comuni del cratere. È necessaria un’informazione corretta, perché non va assolutamente fatto passare il messaggio che a L’Aquila tutto è già stato risolto.

Tre medici aquilani sono stati premiati dalla Presidenza della Repubblica per il servizio svolto a favore della comunità. A fronte di una realtà devastata dal terremoto, dai ritardi e dai rischi di speculazione c’è una città fatta di gente che non si arrende, si rende utile ed ha passione civile. Si ricomincia da qui?
Un bellissimo esempio di dedizione e di buona sanità. Una grande soddisfazione per i tre professionisti che da’ lustro alla città a ai professionisti della sanità. È da qui dalla dignità e dall’onestà che bisogna ripartire.


(Stefano Corradino – www.articolo21.org)