”C’è Genova nel mio cuore”. Intervista al cantautore italo-inglese JACK SAVORETTI

Il suo ultimo lavoro discografico è di appena un mese fa e si intitola “Tie me down”. Un mini album di quattro brani dove spicca, nella title track, un insistente riff di chitarra acustica. Lui è Jack Savoretti (nella foto, 31 anni, metà italiano metà inglese, all’anagrafe e nello spirito. “Con Genova nel cuore e Londra nei testi, così faccio canzoni” ci confida in un’intervista strappatagli mentre sta per salire sull’aereo che lo riporta nella capitale britannica. Ha imbracciato la chitarra per la prima volta a sedici anni e non l’ha più abbandonata. Appassionato di poesia “mi sono subito sorpreso da quante persone ti ascoltavano quando cantavi rispetto a quando leggevi un componimento”. Ha suonato con Bruce Springsteen, Paul Mc Cartney e Neil Young, tanto per citare alcuni nomi discretamente noti. Hanno paragonato la sua musica a quella di Simon & Garfunkel e alcuni critici musicali lo hanno definito il nuovo Bob Dylan.
Il 9 febbraio 2015 uscirà il suo nuovo disco. Si intitolerà “Written in the scars”. “Sarà molto diverso da quelli del passato” svela al Radiocorriere senza aggiungere altro per non rovinarci la sorpresa.
Da qualche settimana in Italia per una tournée si è esibito, tra le altre tappe, a fianco di Elisa, che lo ha ospitato durante il suo concerto all’Arena di Verona lo scorso 27 settembre. Poi l’8 novembre all’Auditorium Parco della Musica di Roma e il giorno successivo è stato ospite di Radio2 Social Club. 

A Roma è stato un successo
Mi sono reinnamorato di Roma. Stesso effetto per mia figlia di tre anni che ho portato con me nel primo viaggio insieme. Avevamo suonato in altre importanti città d’Italia e Roma non poteva mancare. La serata è stata entusiasmante e non ci aspettavamo questo successo di pubblico.

Sei italiano di origine, anzi genovese (e tifoso del Genoa) come fieramente ti definisci. Genova è la città di Fabrizio De André dalla cui ispirazione un cantautore non può certo prescindere
Adoro De André, adoro Luigi Tenco ma anche Battisti che è morto quando avevo una quindicina d’anni ed era il momento in cui stavo scoprendo la musica. Ho cominciato ad ascoltarli grazie a mio padre che me li faceva sentire quando eravamo in viaggio. E anche quando eravamo a Londra: lui, immigrato in Inghilterra sentiva un po’ di malinconia per l’Italia e quella musica lo rendeva felice.

Come cantautore hai compiuto varie evoluzioni dalla pubblicazione del tuo primo single nel 2006. Il tuo mini album appena uscito ha il sapore delle ballad romantiche. Mi passi la definizione?
Definirsi è sempre difficile e in fondo spero di non essere identificabile in un genere particolare. I generi ti ingabbiano e a me piacciono molti stili e voglio sempre scoprire suoni, musicisti, ritmi, melodie diverse. Non definirei la mia musica “sperimentale” ma senza dubbio cerco di rinnovarmi in ogni album e di non essere uguale a me stesso. E poi, del resto, cantautore è già un’“etichetta” precisa!

Cantautore “impegnato”?
Penso che un cantautore sia come un fotografo che osserva il mondo che lo circonda e poi decide come immortalarlo. Non è mai una scelta premeditata. Vale sia per un brano più politico che per una canzone d’amore. Se mi alzo la mattina e quando esco sono testimone di un’ingiustizia o vengo a conoscenza di qualcosa che mi fa arrabbiare è probabile che imbracci la chitarra e ci urli dietro. Io voglio sapere cosa sta succedendo nel mondo, voglio approfondire quello che non so e questo può facilmente diventare fonte di ispirazione per le mie canzoni.

Anche la tua storia familiare dovrebbe averti ispirato. Tuo nonno è stato un partigiano che partecipò alla liberazione di Genova dai tedeschi
Una cosa che mi rende molto fiero. La sua vicenda mi ha sempre fatto pensare che se credi in un valore importante  devi lottare per quella idea. Mi hanno dato il suo nome e la sento anche come una responsabilità. 

Hai aperto un concerto di Bruce Springsteen, sei in un video di Paul Mc Cartney, hai suonato con Neil Young… Qual è, fino ad oggi, l’esperienza più importante che hai fatto?
Tutte straordinarie ma vuoi la verità? L’evento più bello della mia carriera è stato un mese fa quando ho suonato allo stadio Marassi prima che il Genoa giocasse contro la Juventus. Il mio Genoa ha battuto la Juve al ’94. Gli abbiamo portato fortuna. E’ stata una delle serate musicali più belle. E dire che avevo sempre sognato di giocare a calcio con il Genoa e invece ci sono finito a suonare… 

Intervista a cura di Stefano Corradino pubblicata sul Radiocorriere Tv