Cinque anni veniva ucciso a Gaza Vittorio Arrigoni

Sono trascorsi cinque anni dal 15 aprile 2011, il giorno in cui il giovane Vittorio Arrigoni, giornalista, attivista e pacifista è stato ucciso a Gaza in seguito al rapimento avvenuto il giorno prima per mano di un gruppo terrorista legato all’area jihadista salafita. Cinque anni che tuttavia non sono stati sufficienti a spiegare fino in fondo le ragioni del sequestro e dell’assassinio. Lo ribadisce a Rainews la madre di Vittorio, Egidia Beretta, che abbiamo incontrato nella sua abitazione a Bulciago, in provincia di Lecco e che conserva intatti tutti i ricordi del figlio Vik, come lo chiamavano gli amici. Lì ci sono ancora i libri, i dischi, tutto quello che amava e una parte dei tanti riconoscimenti che ha ricevuto. “Chi è stato ad ucciderlo lo sappiamo con certezza – ci dice la madre – perché due degli assassini sono stati a loro volta uccisi in uno scontro con la polizia di Hamas che li stava cercando. Gli altri, i fiancheggiatori e coloro che hanno contribuito al rapimento di Vittorio sono stati processati e condannati. Ma il perché non lo sappiamo e forse non lo sapremo mai. Le motivazioni che ci sono state date ci sono apparse sempre molto futili…” Non era la prima volta che Vittorio Arrigoni subiva delle minacce ed era già stato picchiato brutalmente dall’esercito israeliano. Ma questo non lo ha mai spinto a fare un passo indietro.

“Era talmente convinto di battersi nel giusto in questa difficile causa del popolo palestinese – sottolinea a Rainews la madre Egidia che non ha mai arretrato un momento. Vittorio era una persona molto coerente e coraggiosa. Una volta scelto da che parte stare non ha mai abbandonato questa strada. “Restiamo umani” era la sua frase ricorrente, il suo mantra. Lo ripeteva continuamente. “Era sopratutto un invito che rivolgeva a sé stesso” ci spiega la madre. Era la sua parola profetica. Vittorio non credeva nei confini e nelle barriere ma ribadiva che tutti apparteniamo alla stessa famiglia umana”. In queste ultimi giorni la madre di Vittorio ha rivolto un messaggio a distanza alla madre di Giulio Regeni, per testimoniarle la sua vicinanza. “Ho apprezzato molto la sua determinazione nel voler arrivare a conoscere la verità fino in fondo e quella nei confronti delle istituzioni italiane alle quali ha chiesto più volte di prendere una posizione chiara. Ci accomuna il dolore di aver persone un figlio in quel modo. Vittorio non ha subìto le torture di Giulio ma penso che entrambi i ragazzi la loro mamma l’abbiano chiamata più volte in quei giorni tragici…”

Per il 16 aprile il Centro per gli scambi culturali di Gaza ha organizzato un’intera giornata per Vik con i tanti ragazzi, i pescatori, i contadini e tutte le persone che Vittorio ha aiutato e difeso e che ha molto amato. E il cui amore è stato ricambiato. E il 24 aprile parenti e amici lo ricorderanno per il quarto anno a Bulciago, il suo paese natale. Fiorella Mannoia sarà “una voce per Vik” e leggerà alcuni dei suoi testi. Vittorio Arrigoni non è e non sarà dimenticato. 

Articolo di Stefano Corradino pubblicato su Rainews.it