ELSA DI GATI: "Le denunce collettive hanno più forza"

Truffe ai cittadini, disservizi, sprechi della pubblica amministrazione, ritardi nell’attuazione delle liberalizzazioni, percorsi non trasparenti che regolano l’accesso al mondo del lavoro. Tutto questo e molto altro è “Mi manda Raitre”, storico programma della terza rete in onda dal 1990. Dopo uno stop nel 2011 il programma torna in onda non più in prima serata ma la mattina. Non un giorno alla settimana ma dal lunedì al venerdì. “Per seguire passo dopo passo i diritti negati dei cittadini consumatori” spiega la neoconduttrice Elsa Di Gati, prima donna alla guida della trasmissione. “E per stanare i responsabili e verificare che le promesse non restino lettera morta”.

Torna “Mi manda Raitre”, era un’esigenza che si avvertiva?
Assolutamente. Anche durante l’assenza c’erano cittadini che, nel rivolgersi alla loro controparte per un torto subito dicevano: “guarda che mi rivolgo a Mi manda Raitre”, come se andasse ancora in onda. Questo dimostra  quanto sia importante  un programma che tutela il cittadino-consumatore e che non può mancare nell’azienda di servizio pubblico.

La trasmissione è la stessa ma cambia radicalmente la programmazione, non più in prima serata la mattina. Anzi, tutte le mattine. Cosa comporta lo spostamento del palinsesto?
Qualcuno ha letto il trasferimento dalla prima serata al mattino come un ridimensionamento. Io, al contrario, condivido la scelta fatta perché la quotidianità ha una forza in più e soprattutto il fatto di esserci ogni giorno, consentirà a “Mi manda Raitre” di seguire i vari casi passo dopo passo, trasformando il programma in una sorta di soap opera:  se una donna denuncia un disservizio o una truffa e la controparte promette di risolvere il problema noi, dal giorno dopo, saremo lì a vigilare che quanto promesso venga mantenuto. Non puoi mentire perché se lo fai nei giorni successivi “Mi manda Raitre” lo racconta! 

Per la prima volta una donna alla conduzione di “Mi manda Raitre”
Io penso che una donna, per molti aspetti, abbia più garbo ma al tempo stesso possa avere la stessa “cattiveria” di un uomo. Uguale determinatezza ma un’umanità maggiore. L’umanità per accogliere il consumatore e la giusta determinazione per inchiodare la controparte e chi è causa di un’ingiustizia.

Cambiano anche i destinatari?
Il pubblico sarà per lo più femminile. D’altronde sono le donne quelle che meglio conoscono le esigenze e i problemi della vita quotidiana. Sono come il capitano di una squadra di calcio. Mogli, madri, casalinghe e al tempo stesso lavoratrici.

Non è un programma tv per imprenditori
Penso che un imprenditore non ci avrebbe visto neanche in prima serata. In ogni caso ci sarà sua moglie, se non è imprenditrice anche lei, che di sicuro gli parlerà di noi.

Alla conferenza stampa di presentazione avete depositato centinaia di lettere giunte in redazione ancor prima dell’avvio. Cosa scrivono i telespettatori?
Nello scatolone dal quale abbiamo riversato le lettere c’è un diario forte della crisi, la disperazione per la mancanza di lavoro. E poi i tanti contenziosi legati ai fornitori di servizi. Luce, gas, telefonia fissa e mobile. Una giungla pazzesca di cui ci occuperemo pressoché quotidianamente.  

Chi è che scrive? Giovani, anziani, disoccupati?
Per lo più anziani. E si capisce dalla scrittura anche quando sono lettere anonime. Ciò che mi ha colpito di  
più è il fatto che le lettere sono scritte a mano. Centinaia. Pagine e pagine di fogli protocollo – mi ricordano molto i temi di scuola – che esordiscono con grande gentilezza, poi parte lo sfogo e si concludono con la richiesta di aiuto. Le conserverò tutte perché umanamente è un’esperienza molto forte. Ti viene la voglia di chiamarli uno per uno per  dargli almeno una parola di conforto. Anche solo per far sapere loro che qualcuno quelle lettere le ha aperte. Vorresti fare qualcosa ma capisci che tutti insieme non li puoi aiutare. In ogni caso ci tengo a dire che la mia redazione è straordinaria. Tutti leggono con attenzione ciò che arriva, sottolineano, conservano tutto. Un’esperienza umana che non dimenticherò.

Il telespettatore medio di “Mi manda Raitre” pensa che dalla trasmissione possa trovare una via d’uscita concreta al problema che lo attanaglia?
La sfiducia generale degli italiani è progressivamente cresciuta. Ed è aggravata dalla consapevolezza che la giustizia tarda ad arrivare. In questo contesto “Mi manda Raitre” in questi anni ha conquistato la fama di un programma molto serio. Racconto un breve aneddoto: un signore di nome Giancarlo ha avuto un problema con un’automobile. Ma la casa automobilistica gli fa sapere che il caso è chiuso. Ci racconta che quando ha visto lo spot si è messo a ridere e ha pensato: “ma questi non lo sanno che è tornato “Mi manda Raitre”! Adesso quattro risate me le faccio io”. “Mi manda Raitre” rappresenta per molti la speranza che a fronte di una giustizia che impiega tanti anni, forse in mezz’ora, qualcuno riesce a vedersi risarcito un diritto negato.

Il programma si occupa di truffe, malversazioni, abusi. Sono tutti casi individuali. In altri Paesi, Stati Uniti su tutti, si sono ampiamente diffuse le class action, le mobilitazioni di cittadini accomunati dalle stesse problematiche che si mettono insieme per denunciare i diritti negati. L’Italia non è ancora matura per questo genere di action?
Ancora no ma è una consapevolezza che sta crescendo. Le associazioni dei consumatori fanno molto in questo senso. Non si è ancora diffusa la mentalità, come negli Usa, secondo cui denunciare insieme ti da una forza enormemente maggiore rispetto alla contestazione individuale. Serve tempo ma la coscienza di ciò sta aumentando.

C’è un filo conduttore tra “Mi manda Raitre” e gli altri programmi di inchiesta della rete?
Abbiamo un pullmino che gira per l’Italia per raccogliere storie e indagare su ciò che non funziona nelle nostre città. Non siamo Report né Presa diretta ma anche il nostro è un taglio di inchiesta!

http://www.ufficiostampa.rai.it/sfogliabile/100653/18336/index.html

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