Facciamogli un quorum così

Andare con o senza bandiere di partito alla manifestazione di venerdì prossimo, prima del referendum del 12 e 13 giugno (e non 14, come “sbadatamente” ci ha informato il Tg1)? Oppure due manifestazioni in contemporanea a distanza di poche centinaia di metri? Da una parte i comitati e dall’altra le forze politiche? La presenza dei vessilli di Pd, Idv, Sel, Verdi, Federazione delle Sinistre e magari Futuro e Libertà arricchisce la varietà cromatica della piazza o distorce il valore di una mobilitazione nata “dal basso”, dalla tensione civile dei comitati promotori?

L’annoso dilemma si ripete alla vigilia di ogni grande appuntamento. Un dibattito legittimo ma che ci auguriamo si esaurisca in poche ore affinchè non si perda di vista l’obiettivo comune: superare il quorum, non di uno o dieci voti ma ben oltre il 50% per dare il segnale forte che le donne e gli uomini del nostro Paese, attraverso questo strumento di democrazia diretta, si riappropriano dello status di “cittadini”, portatori sani di diritti (e doveri) in base ai principi sanciti dalla Costituzione (l’art.75 è quello che sancisce il valore del referendum popolare come mezzo “per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali”).

Tuttavia se ci abituassimo a girare con la Carta costituzionale (è tascabile e ora anche scaricabile su un telefonino!) potremmo scoprire che ai cittadini è concesso anche il diritto di avvalersi di altri strumenti in base a quel principio di sovranità sancito dall’art.1.

Secondo l‘art.50 “tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità” mentre l’art.71, nell’affermare che “l’iniziativa delle leggi appartiene al Governo, a ciascun membro delle Camere ed agli organi ed enti ai quali sia conferita da legge costituzionale” specifica anche che “il popolo esercita l’iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli”.

Quanti di questi strumenti vengono utilizzati? Quanti sanno che a livello locale è possibile indire referendum non solo abrogativi ma anche consultivi e propositivi? 1, 50, 71, 75 non sono numeri da giocare al lotto ma individuano nei rispettivi articoli della Costituzione la facoltà dei cittadini di rivendicare concretamente i loro diritti individuali e collettivi.

In queste settimane sono state lanciate varie sollecitazioni affinché le televisioni pubbliche e private informino i cittadini sulla posta in gioco dei quattro quesiti, trasmettendo spot comprensibili e non in ore impossibili. Ma è una richiesta che andrebbe ripetuta 365 giorni l’anno pretendendo dall’informazione qualche ora di educazione civica in più e qualche ora di cronaca sui delitti privati in meno…

Ps: Sul sito di Articolo21 abbiamo lanciato un appello al mondo della cultura e dello spettacolo affinché gli artisti dedichino un’ora del proprio tempo “per contribuire a rompere il muro del silenzio, per dire no ad ogni forma di bavaglio, per di più realizzato con la stessa stoffa con la quale hanno già tentato di chiudere la bocca a chi non piaceva e non piace al signore del conflitto di interessi”. Hanno aderito in tanti: Ottavia Piccolo, Milva, Davide Di Leo, Paola Turci, Mariella Nava, Giovanna Marini, Dario Vergassola, Neri Marcorè…

Ci auguriamo che contribuiate ad aumentare la lista dei firmatari, anche se non siete personaggi dello spettacolo… Perchè sia un vero e proprio spettacolo la sera di lunedì 13 giugno quando ci ritroveremo in piazza a festeggiare una grande vittoria civile.

(stefano corradino)