Sarah, Yara e i morti in tv di serie B

Scazzi, Rea, Gambirasio. E poi Novi Ligure, Cogne, Garlasco, Perugia… Nutro un grande rispetto per le vicende tragiche che hanno sconvolto le tante famiglie private di una figlia, di una nipote o di un parente stretto. Provo meno rispetto per una televisione e per un’informazione in generale che specula sul dolore privato di chi, probabilmente, vorrebbe piangere i suoi cari senza i flash dei riflettori e risparmiarsi quelle domande imbarazzanti del tipo: “cosa prova per la morte di sua figlia?”…

Lo so, torno ossessivamente sullo stesso tema ma mi domando: quante trasmissioni televisive di prima e seconda serata sono state dedicate a vivisezionare i particolari più sanguinolenti e morbosi dei tanti casi di cronaca? Quante domande inutili e quante riflessioni pseudo giornalistiche, pseudo scientifiche, pseudo psicanalitiche hanno invaso i salotti tv? E se piuttosto che scervellarsi quotidianamente sull’intestatario delle ultime tracce di dna ritrovate si decidesse di parlare di un fatto di cronaca quando se ne viene a conoscenza per poi ritornarci su, solo e soltanto quando magistratura e polizia hanno completato le indagini ed emesso il definitivo verdetto? Quante ore di trasmissioni si libererebbero per parlare, ad esempio delle tante altre morti quotidiane? Quelle delle guerre vicine e lontane, quelle sul lavoro, le vittime della criminalità…

Al confine con l’Afghanistan poco più di ventiquattro ore fa sono morti in 10 per un raid di tre veivoli schiantatisi contro un edificio nel Waziristan meridionale. Sono morti meno morti perché meno italiani?

Tra Latina, Vipiteno e Massa Carrara hanno perso la vita, in un solo giorno, 5 operai. Stavano cambiando le pastiglie dei freni ad un camion, montavano l’avambecco per il varo di un viadotto metallico, ripulivano alcune vasche di un’azienda in una zona industriale. Sono morti meno morti perché non fanno notizia e perché tanto ormai lo sappiamo che gli incidenti sul lavoro sono una realtà quotidiana?

Scriveva il filosofo francese Denis Diderot: “C’è chi muore oscuro perché non ha avuto un diverso teatro”…

(stefano corradino)

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/06/08/sarah-yara-e-i-morti-in-tv-di-serie-b/116559/