Genova. 38 morti. Giornata di lutto nazionale. Venti famiglie non partecipano ai funerali di Stato: “No alle passerelle dei politici”

“Mio figlio non diventerà un numero nell’elenco dei morti causati dalle inadempienze italiane”. Lo ha scritto Roberto Battiloro, collega della sede Rai di Napoli. Roberto ha perso il figlio Giovanni, giornalista videomaker morto nel crollo del Ponte Morandi insieme a tre amici di Torre del Greco, Gerardo Esposito, Antonio Stanzione e Matteo Bertonati. Si erano messi in viaggio per raggiungere Nizza e Barcellona quando quello spaventoso salto nel vuoto ha fermato la loro corsa. E la loro giovane esistenza.

Le famiglie dei quattro ragazzi hanno deciso di celebrare i funerali a Torre del Greco ma di non partecipare alle esequie di Stato a Genova. Quando lo abbiamo incontrato all’ingresso dell’ospedale San Martino, con gli altri familiari e il sindaco per l’ultimo saluto ai propri congiunti, nel turbinio di emozioni che possono pervadere un padre che ha perso il figlio all’improvviso prevalgono disperazione e rabbia. “Lo Stato non ha tutelato i suoi cittadini – ha scritto poche ore dopo. “Mio figlio è stato ammazzato. Vittima di un destino beffardo e anche di chi non ha pensato che su quel ponte potevano esserci dei figli di gente oggi disperata”.

Venti famiglie hanno detto di no. E’ un messaggio dirompente rivolto allo Stato affinché si faccia  realmente Stato. Individuando tutte le responsabilità. E anche affrettandosi a ispezionare tutte le infrastrutture che da nord a sud rappresentano un rischio per i cittadini. Per evitare altre Genova, altri ponti precipitati, altre stragi che nessuno può chiamare tragiche fatalità.

Verità e giustizia sono l’unico risarcimento che potrà alleviare il dolore. Un dolore che oggi tutti si dovrebbero fermare in silenzio ad ascoltare. Compreso il mondo del calcio. Perché se neanche un turno di campionato può essere fermato per rendere omaggio alle vittime (come accadde vergognosamente anche all’indomani dei morti del terremoto del 2016) vuol dire che il senso di umanità è inesorabilmente soggiogato dalla logica rapace del profitto a tutti i costi.
Se gli interessi economici continueranno a prevalere sulla sicurezza, sulla manutenzione e sulla prevenzione (vedi il bollettino di guerra quotidiano delle morti sul lavoro) i morti saranno stati uccisi due volte. E sempre per mano dello stesso carnefice.

”Oggi non c’è più politica, solo parole in libertà” disse il grande cantautore Claudio Lolli, scomparso ieri, in un’intervista a Carlo Muscatello. “Contano il potere per il potere, il denaro con cui si crede di poter acquistare tutto!”

Articolo di Stefano Corradino pubblicato su www.articolo21.org