Martedì 22 marzo, Direttivo di Articolo21 per parlare di sciopero generale, comitati referendari e nuova mobilitazione sul conflitto di interessi

Quella del 12 marzo è stata una giornata importante. Tra le bandiere tricolori e l’inno nazionale migliaia di donne e di uomini hanno sventolato la Costituzione a Roma e in decine di città italiane ed estere. La Costituzione, la legge fondativa dello Stato. Un programma politico da attuare per dirla con Calamandrei. Quella che “ripudia la guerra” per dirla con Gino Strada che commenta con rabbia e preoccupazione la nuova avventura bellica in Libia.

Nel concludere la maratona “a difesa della Cosituzione” sul palco di piazza del Popolo abbiamo ricordato che quella non era che una tappa, la prima di altre mobilitazioni che ci avrebbero visto scendere in piazza finchè i molestatori del diritto e delle regole, gli imbavagliatori della libertà di espressione non se ne sarebbero andati.

E così ci siamo ritrovati a fianco dei referendari, per impedire la sottrazione dell’ennesimo diritto: quello dei milioni di cittadini che hanno firmato per l’acqua pubblica, contro il nucleare e contro il legittimo impedimento. Noi siamo un’associazione che si batte per la libertà di informazione. Ci sarà tra noi chi su questi quesiti voterà in modo diverso, come diverse e distanti sono le riflessioni sull’intervento militare in Libia. Ma quello che ci unisce è la convinzione che i cittadini hanno il diritto di sapere, di conoscere la verità, di essere informati e di poter scegliere. Per questo abbiamo chiesto a gran voce l’Election day (vergognosamente perso per un voto) e non solo perchè avrebbe permesso un cospicuo risparmio utilizzabile magari per la cultura, la ricerca e la scuola pubblica, beni trascurati e umiliati. Votare a giugno, con le scuole chiuse e la gente in procinto di andare in vacanza (quella che ancora può permettersi di farlo) è una truffa vera e propria. E dovremo sforzarci per convincere quanta più gente possibile ad andare a votare e a non andare al mare…
Dovremo farlo porta a porta, nelle scuole e nelle piazze, reali e virtuali.

La televisione non ci aiuterà. Fatta eccezione per gli spazi concessi per legge ai comitati per il “Sì” e per il “No” non se ne parlerà. Si relegherà il referendum in coda alle notizie dei tg, o negli spazi notturni dei palinsesti. Vale per il referendum, vale per altri temi omessi, manipolati e cancellati in questo Paese malato terminale di illibertà d’espressione, ammorbato da un conflitto di interessi che – come ripete instancabilmente il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti – è un’autentica “metastasi della democrazia”.

Alcuni giorni fa il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che chiede alle autorità ungheresi di modificare la legge bavaglio sui media. Ma è andato oltre, ribadendo la situazione di anomalia che sussiste in numerosi paesi dell’Unione fra cui l’Italia, più volte citata come esempio preoccupante.
Per questo pensiamo che dopo la giornata sulla Costituzione dobbiamo lavorare alla seconda tappa, quella di una mobilitazione contro il conflitto di interessi. E’ anch’essa una battaglia per la Costituzione, per l’articolo ventuno. Una battaglia quella per il pluralismo e contro la concentrazione dei media che numerosi parlamentari europei di ogni nazione (tra cui David Sassoli e Luigi De Magistris per gli italiani) stanno combattendo per impedire che il virus si diffonda anche in altri Paesi. Per questo vorremmo che nella settimana che precede il 3 maggio, giornata mondiale della libertà di stampa decretata dall’Unesco si organizzino dibattiti, tavole rotonde, manifestazioni, da Roma a Bruxelles per chiedere che si discuta e si approvi al più presto una legge sul conflitto di interessi in Italia (e in Europa). Affinchè il nostro Paese possa risalire quella classifica mondiale della libertà di stampa che vede l’Italia fanalino di coda dietro Paesi come Namibia, Ghana, Mali, Jamaica…