LUISA RANIERI: "Dalle catene delle violenze ci si può liberare"

Rintraccio Luisa Ranieri al telefono dopo svariati tentativi. All’indomani della conferenza stampa di presentazione di “Amore criminale” è scappata a Belgrado in fretta e furia, per le riprese di una fiction Rai, una trilogia sugli anni settanta e sul terrorismo in cui interpreterà il ruolo della moglie di Calabresi e che andrà in onda il prossimo autunno. “E’ un capitolo delicato ed importante della nostra storia – afferma l’attrice napoletana – e sono felice di prendervi parte”.

Sei partita per Belgrado dopo aver terminato il lavoro per la puntata di “Amore criminale” dedicata alla pedofilia
Il prodotto finito non ho fatto in tempo a vederlo ma da quello che ho visto mi sembra che sia molto intensa.

Il tema della pedofilia in prima serata: un azzardo o una scelta ben meditata?
Penso sia la prima volta che se ne parli nella fascia oraria più importante e ritengo sia stata una scelta giusta. Se parli di un tema come la pedofilia senza morbosità, con un punto di vista oggettivo, senza accusare e fare processi sommari svolgi pienamente il ruolo di servizio pubblico. Gli autori hanno usato estremo garbo nel rappresentare il tema.

Dalla seconda serata alla prima, cosa cambia per la trasmissione?
Si è dovuto ampliare il format ma in linea generale la formula è la stessa: le storie sono molto dure, non smielate e si è cercato anche in questa edizione di renderle fruibili al pubblico più vasto. Lo spostamento in prima serata è stata una scommessa che ritengo giusta al di là degli ascolti. Certi temi, lo sottolineo ancora, per l’attualità e l’urgenza che rivestono vanno affrontati nei momenti di maggior ascolto.

Nella prima parte raccontate le storie delle donne “sopravvissute”…
E’ un segmento della trasmissione che mi piace molto perché serve a dare speranza alle donne. Per spiegare che dalle catene della violenza ci si può liberare e riscattare e non essere imprigionate a vita.

Ad Aldo Grasso, critico televisivo del “Corriere” la prima puntata non è piaciuta. Scrive che è un “prodotto vecchio” e si ispira a programmi già visti della rete
Se sia  vecchio o nuovo poco mi importa. Ciò che mi interessa è fare informazione corretta in prima serata.

Cosa distingue “Amore criminale” dalla cosiddetta “tv del dolore”?
Facciamo un prodotto diverso: non raccontiamo i casi eclatanti e mediatici (come quelli alla Sara Scazzi). La nostra è la cronaca di un’Italia invisibile e sommersa.

“Storie maledette” e “Un giorno in pretura” sono altre due trasmissioni di Raitre in qualche modo contigue alla tua
In generale non sono molte le trasmissioni che amo in tv ma quella di Franca Leosini mi piaceva molto soprattutto per il garbo e la professionalità con cui conduceva; “Un giorno in pretura” ha un taglio documentaristico molto rigoroso. “Amore criminale” la seguivo da spettatrice. Apprezzavo la scelta di parlare delle vittime e dei carnefici senza dare un giudizio morale. D’altronde anche per chi uccide è una vita stroncata, una ferita troppo grande.

“Si è sottovalutato il potere della televisione – scrive Lorella Zanardo, autrice del documentario “Il Corpo delle donne – ignorandone le conseguenze e lasciando gestire con chiari fini commerciali, di cui il corpo delle donne è stato strumento principale, il più potente mezzo di comunicazione in Italia”. Quanta responsabilità ha la tv?
Enorme. Soffro a dirlo ma siamo un paese profondamente ignorante, che non legge, non va al cinema, non si informa, non approfondisce, non fa autocritica e produce anche un’informazione spesso sommaria o di parte. Diventa pertanto difficile avere un punto di vista concreto e obiettivo. Per queste ragioni la Rai ha una grande responsabilità che non significa andare a caccia dei picchi di audience a tutti i costi ma fare vero servizio pubblico, ed avere un ruolo educativo.

Per buona parte della tv (italiana e non solo) quello della “velina” sembra essere l’unico modello di donna
Un modello sbagliato e perdente ma di questo siamo responsabili anche noi donne: emancipazione non significa denudarsi di qualsiasi forma di pudore e autostima pur di compiacere qualcosa o qualcuno.

Siamo un paese maschilista?
Sì, lo siamo. Ma il maschilismo non è l’unico problema, bisogna andare a più fondo. Gli uomini mal si rapportano con la nuova posizione che la donna ha assunto nella famiglia e nella società, la rivendicazione dei diritti, l’autonomia delle scelte.
Il maschio dà uno schiaffo e la femmina sta zitta? La tradizione è cambiata. Le donne si ribellano. Il conflitto è esploso e l’uomo non sopporta il confronto. E’ un “femminile” che non riconosce, forse anche perché la propria madre non era così…

Perché si arriva all’azione criminale? Non basterebbe la separazione?
Evidentemente per molti uomini non è così. L’odio nasce da qualcosa di più profondo, da un senso di fallimento, da forti frustrazioni…. L’uomo non accetta che la donna possa volersi sottrarre al potere e al controllo del proprio marito, compagno, amante e trasgredire al ruolo ideale di donna imposto dalla tradizione… La libertà di decidere viene in alcuni casi punita con la morte…

Oggi il termine più utilizzato per descrivere la violenza sulle donne è “femminicidio”. Perché? Sta ad indicare un mutamento del fenomeno?
Il termine è stato coniato per indicare gli omicidi della donna “in quanto donna”, e cioè quelli basati sul genere. Una strage che uccide praticamente una donna ogni due giorni. Siamo a 103 vittime dall’inizio dell’anno…

Quante segnalazioni vi arrivano in redazione? Lettere firmate, anonime, richieste di aiuto?
La redazione ne riceve moltissime. Donne che chiedono indicazioni di centri a cui rivolgersi e che vogliono sapere come devono procedere…

Sono sicure nel voler denunciare o conservano dubbi?
Alcune hanno paura che le denunce possano scatenare ulteriori violenze. Altre temono che pur denunciando nulla cambi e non sia fatta giustizia…

Cosa consiglieresti a una donna che non sa decidersi?
Una donna che subisce una violenza lo deve fare. Immediatamente. E non deve temere di rimanere sola. Ci sono tante associazioni, anche con pochi fondi che danno un aiuto straordinario alle donne dando loro un posto dove stare e anche forme di mantenimento. Il consiglio è di non lasciare a domani quello che puoi fare oggi. A nessuno va permesso di prendere il sopravvento sull’altro.

Hai mai subito violenze o forme di stalking?
Tempo fa ho avuto alcuni “fan” che mi hanno un pò tormentata. Me li ritrovavo dappertutto. Telefonate, lettere… Ma quando ho fatto loro capire che non gradivo affatto e che dovevano smettere hanno desistito. Fortunatamente…

(Intervista di Stefano Corradino)

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