MARCO TRAVAGLIO, intervistato da Mediaset. Anzi no

“L’altro giorno mi chiama la collega Anna Migotto, bravissima giornalista di Mediaset e mi dice: guarda, s’è deciso di fare una cosa su Craxi, ci serve qualcuno che ricostruisca i processi, le condanne, le sentenze… Io le ho chiesto: sei sicura che volete intervistare proprio me? Non è che avete sbagliato numero ?” Marco Travaglio racconta ad Articolo21 l’antefatto dell’intervista, mancata, alla trasmissione “Terra”. O meglio più che mancata, cancellata! L’intervista c’è stata ma non è mai andata in onda perché, afferma Travaglio, secondo il giornalista Toni Capuozzo “all’epoca io ero solo un ragazzino, e quindi non sarei attendibile. Una scena fantozziana …”

Marco, potevi vederti per la prima volta intervistato su una delle reti di Berlusconi. E invece no. Ci sarai rimasto male…
Io infatti ero un po’ sorpreso, ho trovato lo spazio anche un po’ a fatica per l’intervista, e la giornalista mi dice di essere molto felice proprio perché io a Mediaset non ci sono mai stato, e che è contenta di essere la prima ad intervistarmi. Le ho fatto gli auguri…

Poi ti arriva una telefonata. Ti dicono che l’intervista non va in onda…
Mi telefona imbarazzato Toni Capuozzo e mi dice che vuole scusarsi con me, perché quando Mimun ha saputo da un comunicato che avevano interpellato anche me, ha dato in escandescenza e ha detto che di Travaglio… neanche a parlarne. Tagliare tutto.

Capuozzo era dispiaciuto.
Beh sì, mi ha detto… sai, non posso fare una battaglia. E io gli rispondo: figuriamoci, ci mancherebbe una battaglia… ma ti ringrazio di avermi informato. La prossima volta pensateci bene prima di cercarmi, almeno non perdete tempo voi e non perdo tempo io.

Poi Capuozzo viene interpellato sulla vicenda da alcuni quotidiani. La versione è un po’ diversa.
Assolutamente! Quando Ansa, Corriere e Unità lo chiamano per avere conferma di quanto ha detto a me diventa un’altra persona. E dice che Mimun non c’entra niente, che ha deciso tutto lui, che ha capito che io all’epoca ero un ragazzino e quindi non sono un testimone attendibile. Un ragazzino? A 30 anni io avevo già fatto un figlio. Ma di che parla? Ho scritto dei libri, ho letto tutte le sentenze… Ognuno è libero di intervistare chi vuole ma poi non mi si può rispondere che sono un ragazzino. Una scena fantozziana, un po’ penosa.  Tra l’altro mi ha detto che avevano pensato a me come estremo ripiego, perchè non trovavano nessuno che volesse dirci che Craxi era stato condannato. E l’unico che gli è venuto in mente ero io. E’ paradossale che non si riesca a trovare uno che dica una cosa vera, mentre se tu chiedi a qualcuno di raccontare un po’ di balle su Craxi, ad esempio che era uno statista a livello mondiale, chi ti risponde lo trovi sempre…

Ci sarai andato giù pesante su Craxi, alla “Travaglio”…
Né più né meno di quanto ho già detto e scritto altre volte. Ho parlato di ciò che sapevo e ho raccontato qualche aneddoto. Come quello della cena nel ‘93, quando lavoravo ancora al “Giornale”. Uno degli ultimi giorni in cui Craxi era ancora in Italia stavo mangiando in un ristorante vicino all’Hotel Raphael, a Roma. Ad un certo punto arriva Craxi. Io mi sono avvicinato insieme a due colleghi di Repubblica. Poi abbiamo scoperto che quella mattina lui aveva avuto un interrogatorio con Di Pietro, aveva finalmente accettato di incontrare il suo grande nemico. Tutto era avvenuto in grande segreto e Craxi ha pensato che noi lo sapessimo. Era piuttosto contrariato perché pensava che ci fosse stata una fuga di notizie, che in realtà non c’era stata…

Non ti sarai limitato a raccontare aneddoti per scatenare la cancellazione dell’intervista…
No, parlo anche delle colpe politiche di Craxi, della sua politica estera demenziale, terzomondista, filo Olp… Si schierò con i generali argentini durante la guerra con le Falkland, e con personaggi sanguinari come il dittatore della Somalia Siad Barre.

Non sarà che il direttore Mimun se l’è legata al dito per i tuoi libri in cui parli di lui in un modo non troppo edificante?
Questo bisognerebbe chiederlo a lui, immagino non sia rimasto insensibile a quello che ho scritto. Ma che ci posso fare. Mi sono limitato a scrivere la verità. D’altronde non sono stato certo io il direttore del Tg1 che ha tolto l’audio di Berlusconi quando ha apostrofato il deputato tedesco Schulz come “Kapò”. In ogni caso Mediaset è libera di non avvicinarmi mai, ci mancherebbe. Magari è singolare che mi intervistino per poi censurarmi…

Una leggerezza…
La prossima volta mi metto un segno distintivo, che so… una coccarda, un  bracciale con su scritto “appestato”, così evitano di avvicinarmi…

Torniamo al tema dell’intervista “mancata” sullo storico leader del Psi. Dalla prima alla seconda Repubblica. Quanto c’è di “craxiano” nella politica attuale?
Il fatto che la seconda Repubblica stia finendo nella melma, per non citare altri liquidi organici, esattamente come la prima, dimostra che la politica è più che mai craxiana. Pochi mesi fa Fassino ha avuto la bella pensata di inserire Craxi nel “Pantheon”, tra i padri nobili del Partito Democratico e Bersani ha detto che Berlinguer era troppo vecchio e superato per poterci entrare… Beh, questo è il degno coronamento di un percorso che sta uccidendo anche la seconda repubblica, che muore della stessa malattia della prima: non aver mai risolto la questione morale.

Stai equiparando Craxi al centro sinistra di oggi…
Più che altro considero Craxi un simbolo… Non avendo voluto dire la verità su Craxi e su quelli come lui, adesso ci troviamo in Parlamento un Mastella che parla esattamente come Craxi; l’unica differenza è che lo fa in dialetto “ceppalonico”… Ma mentre quando Craxi attaccava i giudici c’era mezzo parlamento che lo contestava adesso quando lo fa Mastella c’è tutto il parlamento che lo applaude. Da un lato è l’apoteosi del craxismo più deteriore: si è deciso cioè di prendere solo gli aspetti peggiori di Craxi e di nobilitarli. Dall’altro esprime l’autolesionismo di un parlamento che non si rende conto che a furia di seguire modelli sbagliati, anziché la questione morale di Berlinguer si finisce male, esattamente come era finito il Psi a causa di Craxi.

Dici che di Craxi sono stati presi solo gli aspetti peggiori. Vuol dire che ce ne saranno anche di positivi…
Positivi nel senso che la levatura del personaggio era nettamente superiore ai novantanove centesimi della classe politica attuale. Purtroppo era un ladro, ma non si può dire fosse un fesso. Oggi siamo immersi non solo tra i ladri ma anche tra i fessi…

Veniamo ad oggi e ad un altro personaggio di cui ti sei spesso occupato: Cuffaro. Il governatore della Sicilia è stato condannato a 5 anni ma alla fine del processo è sembrato ergersi ad eroe, in nome di una “mera” accusa di favoreggiamento semplice senza l’aggravante di aver favorito Cosa Nostra…
Dal suo punto di vista alla fine ha ragione lui: quando in commissione antimafia siedono due pregiudicati per corruzione, con quale autorità la stessa commissione può chiedere a lui di dimettersi, sulla base di una condanna per un reato meno grave – il favoreggiamento – e soprattutto non definitiva? Quando si afferma che solo le condanne definitive contano e non i comportamenti già emersi nei processi, e quando si stabilisce che poi, anche se arrivano quelle definitive non contano lo stesso – vedi Craxi – alla fine, per quale ragione Cuffaro dovrebbe essere l’unico a dimettersi in questo paese?

Non ci dirai che allora deve restare al suo posto…
Per carità. Per me non c’è discussione. Avrebbe dovuto dimettersi già all’epoca del rinvio a giudizio visto che tutto ciò emergeva non dalla parola dei pentiti ma dalle intercettazioni telefoniche, cioè da fatti già documentati.

Dell’Utri e Miccichè hanno detto che si deve dimettere…
Se fanno lezioni di morale Dell’Utri e Miccichè viene quasi il dubbio che tu abbia ragione…

(Stefano Corradino – www.articolo21.org)