Siria: appello di Rodota’ e intellettuali, se vuoi pace prepara pace

Roma, 27 ago. (Adnkronos) – “Il popolo siriano è vittima quotidiana delle peggiori atrocità in una guerra civile che – secondo le Nazioni Unite – ha già fatto centomila morti e milioni di sfollati. La situazione in Siria è drammatica, ma un intervento militare non servirà a pacificare il Paese”. E’ l’inizio di un appello-petizione, diffuso via Change.org, firmato da Stefano Rodotà, Cecilia Strada, Maurizio Landini e altri undici. “L’ultimo decennio ha mostrato che le guerre alimentano ed esasperano violenza e fondamentalismi di ogni tipo -si legge-. E’ sufficiente guardare la Libia, l’Afghanistan, o l’Iraq ‘pacificato’, dove attentati e vittime civili continuano a essere all’ordine del giorno nell’indifferenza generale”. Tra i firmatari, Maso Notarianni, Marcello Guerra, Christian Elia, Fiorella Mannoia, Alessandro Gilioli, Alessandro Robecchi, Massimo Torelli, Guido Viale, Carlo Freccero, Frankie Hi-nrg Mc, Stefano Corradino. La petizione è indirizzata alla presidenza del Consiglio dei ministri. “La guerra causa sempre vittime innocenti: più del 90% civili inermi. Per questi motivi l’Italia ripudia la guerra -prosegue l’appello-. E la Costituzione non dice che l’Italia può cedere sovranità per fare guerre ma, anzi, afferma che il nostro Paese pur di assicurare pace e giustizia tra le Nazioni è disposta a ”cedere parte della sua sovranita”’. Nessuno lavora sulla prevenzione dei conflitti e sul rispetto dei diritti umani, l’unica vera via per costruire la pace. Al contrario, la storia ci insegna che le grandi potenze soffiano sul fuoco per alleanze politiche o interessi economici, anche legati alla vendita di armi, ignorano le violazioni di diritti umani quando queste vengono commesse dai propri alleati. Sarà il popolo siriano a fare le spese del prossimo intervento militare”.”Quel popolo ha bisogno della comunita’ internazionale, ma non dall’alto di un bombardiere: ha bisogno che sia la diplomazia, in tutte le sue facce, a farsi avanti, a costruire un tavolo di proposte con dei mediatori davvero credibili. Ha bisogno che la comunità internazionale smetta di considerare la guerra come opzione possibile: per costruire la pace è necessario praticare i diritti. Un intervento armato non porterà soluzioni, ma un crescendo di lutti e disastri. L’Italia -conclude l’appello- si metta a lavorare per costruire nel mondo pace e diritti e si chiami fuori da questa guerra, chiunque decida di farla”.

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