Uccisa il 19 novembre 2001 Maria Grazia Cutuli. A 15 anni di distanza aspettiamo ancora la verità

“Gas sarin: la scritta in caratteri cirillici appare su un’etichetta rossa, incollata su una scatola di cartone. Dalla confezione spuntano venti fialette di vetro, simili a piccoli termometri, riempite di liquido giallo e pastoso. È una delle sostanze più velenose e letali prodotte in laboratorio. Un gas nervino, un’arma chimica capace di uccidere al solo contatto con la pelle. È stata trovata dal Corriere della Sera e dal quotidiano spagnolo El Mundo dentro uno dei più grandi campi di Osama Bin Laden in Afghanistan…” E’ l’incipit dell’ultima corrispondenza di Maria Grazia Cutuli, la giornalista del Corriere uccisa il 19 novembre 2001 in Afghanistan.

Una laurea con lode in filosofia poi l’esordio nel mondo del giornalismo fra quotidiani ed emittenti locali della sua Sicilia. Dopo numerose esperienze arriva al Corriere della Sera a metà degli anni 90. Ed è lì che può esprimere in pieno la sua passione per la politica estera.

Due giorni dopo l’attacco alle Torri Gemelle parte per l’Afghanistan per documentare e raccontare il regime dei talebani. Un’ansia di scoperta e di verità ripagata con la morte, a soli 39 anni. E il 19 novembre 2001, nel giorno del suo scoop sul deposito di gas nervino nella base di Osama Maria Grazia viene uccisa, a circa 40 chilometri da Kabul insieme a un inviato di El Mundo e a due corrispondenti dell’agenzia Reuters.
Durante il viaggio l’atmosfera è rilassata” racconta Ashuqullah, l’autista che accompagna Maria Grazia e il collega di El Mundo. “Julio dormicchia. Maria fuma e mangia pistacchi. Ci fermiamo solo una volta: lei fotografa i cammelli. Alle 11.30, veniamo fermati da otto uomini armati. Prima sparano a Julio dal davanti, non una raffica, ma colpi singoli. Poi a Maria Grazia, infine sparano in tanti, almeno quattro mitra contro tutti…”

In Afghanistan i due presunti autori dell’agguato sono stati subito processati e arrestati. Ma In Italia per intoppi burocratici le udienze sono state continuamente rinviate a data da destinarsi. L’ultima un mese fa. E a quindici di distanza non c’è ancora nessun colpevole e nessun movente ufficiale.

Il servizio di Stefano Corradino su Rainews 24