VALERIO MASSIMO MANFREDI: "La città perfetta? Dove convivono passato e futuro"

“D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda: cos’è la città per noi?” Questo è ciò che scriveva Italo Calvino nei suoi poemi d’amore alle città. Città reali, scomposte e trasformate in chiave onirica, e città simboliche e surreali che diventano archetipi moderni. Dal 2 marzo ogni sabato sera alle 21:30 Valerio Massimo Manfredi, archeologo, scrittore e conduttore televisivo sbarca su Rai3 con il programma “Metropoli” in cui ci guida per 6 puntate alla scoperta di alcune città italiane. Un viaggio tra passato e futuro. “Ognuna delle nostre città – afferma Manfredi – ha vissuto un periodo in cui è stata grande e fondamentale non solo per la storia d’Italia, ma anche per la storia dell’Europa. Agli italiani che oggi si dibattono nella crisi può essere utile ricordarlo, per vedere la forza che ancora abbiamo dentro di noi. E per capire quali sfide affrontare per il futuro, e chi le sta già vincendo nel mondo”.

“Metropoli”. E’ un termine che oggi utilizziamo per identificare grandi città ma anticamente il termine aveva un altro significato.
E’ così, nell’antichità “metropoli” significava “città madre” per distinguerla dalla “città figlia” cioè dalla colonia, fondata dagli abitanti della metropoli che andavano in cerca di fortuna oltremare ma mantenevano sempre un rapporto tra “figlia” e “madre”. In questo caso la metropoli poteva anche essere piccola; oggi invece, quando parliamo di metropoli, alludiamo a grandi città come New York, Chicago, Parigi, Londra, Roma…

Quali sono le città che approfondirete nella trasmissione del sabato su Rai3?
Le prime città che abbiamo preso in esame sono Venezia, Bologna e Napoli. Abbiamo scelto tre grandi realtà urbane protagoniste del tardo medioevo e del rinascimento che hanno avuto sviluppi straordinari producendo civiltà meravigliose e che hanno diffuso la loro capacità creativa innovativa. Queste città sono il punto di partenza; ma parallelamente potremo vedere in trasmissione i servizi realizzati dai nostri inviati a New York, Tokyo, Taipei, Honk Kong dove c’è il fulcro dell’avanguardia e dell’innovazione moderna.

A cosa ci serve ricostruire storia, origini e sviluppo delle città?
L’idea, specie in un momento così nero, è che guardandoci alle spalle possiamo riscoprire che abbiamo creato civiltà straordinarie e lo possiamo fare ancora. Siamo sempre noi. Quindi il passato ci può servire come fulcro, come motore per il progresso e il benessere e delle civiltà.

Quali sono gli impedimenti maggiori all’accelerazione dei processi di innovazione delle città? Problemi storici o architettonici?
Le nostre città sono un unicum e non possono essere “sventrate” da trasporti che non tengano conto del tessuto delicatissimo e della memoria storica. Ma non possiamo essere solo un popolo di custodi di musei, dobbiamo guardare avanti.

E’ l’infinita querelle in città come Roma dove, ad esempio, i lavori per la costruzione di nuove linee della metropolitana ritardano notevolmente: ogni volta che scavi ti devi fermare perché ti imbatti in qualche pezzo di storia che non può essere distrutto.
Se in una città come Roma scavi nel sottosuolo per aprire nuovi passaggi devi per forza trapanare. Gli archeologi partecipano alla “spedizione” non per impedire o bloccare i lavori ma, eventualmente, chiedono qualche mese di tempo in più per documentare ciò che viene rinvenuto e semmai mettere al sicuro oggetti importanti. Dobbiamo trovare un ragionevole compromesso tra la conservazione delle meraviglie del passato e una migliore vivibilità delle città.

La responsabilità della mal-manutenzione di tante città a chi la attribuisce principalmente? All’indifferenza di politica e istituzioni?
Dipende dalle situazioni. Io non credo tuttavia che esista un’amministrazione locale o nazionale così barbara da non rendersi conto che si debbono preservare le città e le opere d’arte. E spesso il problema riguarda anche la disponibilità di fondi e di mezzi.  E’ indubbio che la vastità del patrimonio artistico nel nostro Paese richiede spese elevatissime. 

C’è anche un problema innegabile di decoro urbano e di pulizia delle nostre città. Ci sono realtà dove camminare per strada è uno slalom tra i rifiuti.
Purtroppo sì, ma la cosa più singolare è che in alcune città, prenda Napoli, si cammina per una strada pulita in modo impeccabile, poi si gira l’angolo e ci si trova di tutto. Io francamente questo contrasto non sono mai riuscito a spiegarmelo!

Quanto conta la sensibilità dei cittadini?
E’ il tema chiave: qualche giorno fa ero a Napoli per girare una delle puntate di “Metropoli . Avevo appena finito di fumare una sigaretta e non vedendo un punto dove gettare il mozzicone, una volta spento, me lo sono messo in tasca e più tardi l’ho buttato nel primo posacenere che ho trovato. Bisogna essere anche severi con se stessi e darsi dei principi da rispettare; la città è la casa di tutti.

Urbs e civitas.
Esattamente. La città materiale con le sue mura, le basiliche, i fori, i portici, le biblioteche.. e la città dell’ uomo, della mente e dello spirito; delle regole, della legge, dell’amministrazione.

Le città del futuro a quali criteri dovranno rispondere?
Il discorso cambia da paese a paese. In America il modernismo è sempre esistito per cui le cose non fanno in tempo a diventare antiche che subito cedono il posto a costruzioni più all’avanguardia. Poi penso ai quartieri esterni di città spagnole come Siviglia, Valencia o Barcellona che grazie a finanziamenti dell’Unione europea  hanno creato strutture ipermoderne e di straordinaria bellezza. In fondo la combinazione perfetta è l’unione armoniosa tra passato e futuro.   

(intervista di Stefano Corradino)

 http://www.ufficiostampa.rai.it/sfogliabile/94133/18214/swf/radiocorriere10.pdf