“Avevo 20 anni e un rapporto molto bello con mio padre. Avevamo cenato insieme la sera prima. E poi quella mattina è uscito e dopo un attimo si sono sentiti gli spari sotto casa. Sono sceso e ho visto la scena che conosciamo tutti…” Nella ricorrenza della Giornata per ricordare le vittime del terrorismo Eugenio Occorsio, giornalista di “Repubblica” ricorda così ai microfoni di Rainews24 il padre Vittorio, magistrato romano ucciso il 10 luglio 1976 dai terroristi neri. Il magistrato è stato il primo a parlare della Loggia P2 e dei rapporti fra terrorismo neofascista e apparati deviati dei servizi segreti. “Già quando indagò su Piazza Fontana – la prima pista fu quella anarchica – lui scoprì che all’interno degli anarchici c’erano degli infiltrati della destra, di Ordine Nuovo. Questo gli sembrò subito molto strano. E così, nel procedere con le indagini arrivò a identificare e mettere sotto processo questo nucleo di fascisti che fu messo fuori legge. Scoprì poi molto presto che questo gruppo continuava a fare attività golpista ed eversiva sotto la cenere e che avevano anche dato vita ad intrecci con la P2, con frange deviati dei Servizi segreti e addirittura con pezzi della malavita romana. Allora c’erano le bande dei marsigliesi, poi la banda della Magliana. Fino ad oggi. D’altronde la stessa Mafia Capitale ha dimostrato l’esistenza di un sordido legame a livello malavitoso per la difesa di interessi economici e politici…”. –