Condannati per gli scontri con la polizia del 2011. Ma una cosa sono i black bloc e ben altra i manifestanti pacifici

Hanno messo a ferro e fuoco piazza San Giovanni ed altre strade della Capitale il 15 ottobre 2011 e per questo sono stati condannati in primo grado. La decisione del tribunale ha riguardato 15 giovani (e ne ha assolti due) per le violente scorribande durante la giornata degli Indignados. Una vera guerriglia urbana scatenata dai black bloc che hanno assaltato le forze dell’ordine con sassi e sanpietrini, bruciato macchine e imbrattato e fracassato sportelli bancari. A subire la pena più dura Giacomo Spinelli, condannato a 9 anni e all’interdizione dai pubblici uffici. Fu lui, secondo gli inquirenti, ad appiccare l`incendio del blindato dei carabinieri, un gesto che “contraddistinse la manifestazione”, ha spiegato in sede di requisitoria il pubblico ministero. Una sentenza contestata da un nutrito gruppo, prima in aula e poi fuori dal Tribunale.

I giudici, oltre alle condanne hanno tuttavia disposto anche l’invio degli atti al Pm al fine di verificare se nel comportamento delle forze dell’ordine ci siano stati episodi di irregolarità. Le difese infatti nei mesi scorsi, anche attraverso la proiezione di video, avevano segnalato ed evidenziato al tribunale presunti abusi commessi.

Black bloc, facinorosi a volto coperto e con oggetti contundenti in mano. Niente di più lontano dallo spirito degli indignados che sfilavano tranquillamente per le strade di Roma. Sono stati infatti proprio i manifestanti pacifici, pochi minuti dopo l’esplosione degli scontri, a cacciare in malo modo i ragazzi incappucciati armati di spranghe e caschi.  Una mobilitazione che era partita nei migliori auspici, per dire tanti “basta”. Basta alla crisi economica, basta alla disoccupazione, basta al precariato, tanto da ricevere perfino la benedizione di Mario Draghi, che ha poi condannato gli atti di violenza. “Se siamo arrabbiati noi per la crisi – disse l’attuale presidente Bce – figuriamoci loro che sono giovani, che hanno venti o trent’anni e sono senza prospettive”.

Il servizio di Stefano Corradino su Rainews