“47 35 Parallelo Italia”. Un esperimento di televisione 2.0. Intervista a Gianni Riotta

“47 35 Parallelo Italia”. E’ questo il titolo del nuovo programma di informazione di Rai3 che parte dal 14 luglio in prima serata. 47 e 35 sono i paralleli che contengono il nostro paese, l’Italia, da Nord a Sud. E l’Italia oggi sembra due diversi paesi. Eccellenza e povertà. Piena occupazione e disoccupazione galoppante. Legalità cristallina e territori perduti alla criminalità. “47 35” racconterà l’Italia di questi giorni, girando da Nord a Sud con le sue telecamere di città in città, nella quale saranno protagonisti anche i cittadini, che parleranno in diretta con il conduttore Gianni Riotta in un’intervista pubblica che presenterà ai leader politici le loro domande e osservazioni.
“E sarà una trasmissione molto digitale”, ci tiene a sottolineare Riotta al Radiocorriere tv. “Lanceremo l’analisi “Big Data” per la prima volta in televisione, sondando le opinioni e gli umori italiani dalla rete e dai new media social. Sarà un vero esperimento di televisione 2.0”.

Qual è la situazione dell’Italia di oggi?
Di Italia non c’è una sola Italia, ce ne sono due, quella che cresce al nove per cento più della Germania, l’Italia dei distretti come Bergamo che costruisce parti del motore della Audi, e dell’algoritmo di intelligenza artificiale. E poi ci sono zone del sud dove l’Italia è più povera della Grecia. Quando ci si interroga se l’Italia va bene o male è la domanda ad essere sbagliata. Perché c’è un’Italia che va abbastanza bene e una che procede malissimo. E noi le vogliamo raccontare entrambe.

Come ci siamo arrivati a questa situazione di profonda diseguaglianza?
Questo lo capiremo bene alla fine del programma ma certamente una riflessione la possiamo fare: noi italiani abbiamo un problema con il mondo globale. Fino a che l’economia era chiusa ce la cavavamo alla grande, svalutavamo la moneta, incoraggiavamo le importazioni, competevamo poco. Da quando sono entrati Cina, India, America Latina e tutti gli altri Paesi noi soffriamo perché il nostro è un modello di mercato molto familiare e solo in parte dedito alle esportazioni. A questo dobbiamo purtroppo aggiungere  che abbiamo forse la giustizia più lenta del mondo, una gigantesca corruzione e criminalità organizzata, e questo non ci porta certo a investire, e ad attrarre investimenti dall’estero.

Come racconterete questa situazione?
Gireremo per sette città, Milano, Napoli, Palermo, Bari, Roma, Bologna e Verona. Parleremo con la gente e la faremo parlare. Ma avremo sempre anche in testa l’attualità perché quello che avviene in Grecia è una questione di cosa nostra, così come ciò che accade in Siria o in Iraq o con le ondate migratorie…

La formula sarà sempre quella del talk show?
Il direttore Vianello ha rispolverato dalle Teche Rai quella “Milano Italia” che avevo condotto vent’anni fa e che gli è piaciuta molto nel rivederla. In quella trasmissione la filosofia era quella di una platea che dialoga con i politici sul palco. E anche oggi il nostro non sarà un talk show tradizionale nel quale tutti parlano e gli altri ascoltano ma un vero dialogo. Vorremmo evitare di ritrovarci nella condizione di ascoltare un politico che litiga con un altro che litiga con un sindacalista che litiga con un giornalista. E ognuno ti dice la sua soluzione dei mali dell’Italia.

Qualcuno ha soluzione giusta?
E’ sbagliata l’analisi. Perché la soluzione di questi mali non è in Italia. Per crescere l’Italia deve vendere ai brasiliani, deve far investire gli indiani, deve convincere l’Europa, deve trattare con gli americani e decidere cosa fare con la Russia… I nostri guai sono “local” ma la soluzione è globale. Ma in Italia non lo ha capito nessuno, né la classe dirigente, né quella politica o imprenditoriale…

Tra i cittadini comincia a farsi strada la percezione che Grecia, Siria, Iraq… ci riguardano direttamente?
Penso che l’abbiano capito. Tutti hanno visto le immagini del cecchino sulla spiaggia tunisina. E tantissimi italiani avranno pensato che su quella spiaggia potevano esserci loro stessi o i loro figli…

Intervista di Stefano Corradino pubblicata sul Radiocorriere Tv