Brutta vignetta, Charlie. Viva Charlie!

La vignetta di Charlie Hebdo sul terremoto del Centro Italia ha creato un appassionato dibattito dividendo sostanzialmente i lettori sul web e nei social network in due categorie: quelli disgustati per l’ironia sui morti (la gran parte) e quelli favorevoli alla satira “senza se e senza ma” (una netta minoranza).

Lo dico senza alcuna titubanza: a me non piace la vignetta di Charlie Hebdo (“Sisma all’italiana, penne in salsa tomato, penne gratinate e lasagne”), non mi è piaciuta quella di Natangelo sulFatto Quotidiano con la Morte che si scusa per il terremoto (“Avevo solo chiesto un’amatriciana”). E non sempre mi sono piaciute quelle che io stesso ho pubblicato sul sito di Articolo21.

Ma chi stabilisce se una vignetta è pubblicabile o meno? Come si misura il confine fra satira e cattivo gusto? E poi, quale sarebbe la satira di buon gusto? E’ un crinale pericoloso quello che ci spinge ad invocare la censura quando una forma di satira non ci piace. Siamo tutti Charlie Hebdo quando la satira francese prende di mira Maometto e smettiamo di esserlo quando il bersaglio è il terremoto?

“La satira – scriveva il poeta irlandese Jonathan Swift – è una sorta di specchio dove chi guarda scopre la faccia di tutti tranne la propria”. Non possiamo misurarne l’adeguatezza sulla base dell’impatto emotivo soggettivo perché così facendo chiunque si sentirebbe legittimato a chiederne il bavaglio quando si sente colpito nel vivo.

La satira è così. Può far ridere o meno, e può anche fare schifo. Raramente lascia indifferenti.
E può far riflettere. E forse varrebbe la pena di contestualizzare anche una vignetta che di primo acchito ci disgusta e cercare di interpretare il pensiero di chi l’ha disegnata.
Siamo proprio convinti che quelli di Charlie Hebdo volessero offendere la memoria delle vittime del terremoto? O forse volevano denunciare, a modo loro, il nostro sistema di corruzione, le nostre complicità, la nostra indifferenza?

A me quella vignetta non piace ma preferisco spendere la mia indignazione contro coloro che ridevano alle 3.32 durante il terremoto dell’Aquila e contro tutti quegli speculatori (i veri sciacalli) che per il mero profitto costruiscono, appaltano, firmano e deliberano per case, strade, scuole e ospedali fuori norma che rischiano (com’è successo e come purtroppo succederà ancora) di causare una strage.
Brutta vignetta, Charlie. Viva Charlie!

Articolo di Stefano Corradino pubblicato su “Il Fatto Quotidiano”