I politici sono i primi a non prendersi sul serio. Intervista a Diego Bianchi (ZORO)

“Il presidente del Consiglio Matteo Renzi va a Riga per il Summit UE. Noi non ci possiamo andare. Il solito appello agli amici di Gazebo: basta un telefonino, un palmare, una telecamera per documentare il viaggio del presidente del Consiglio. Girate e mandateci tutto. Tutto questo andrà in onda a Gazebo (se ne varrà la pena)”. Questo l’invito ai telespettatori riportato fino a qualche giorno fa sul sito www.gazebo.rai.it e che testimonia l’originalità di autori a cui piace sperimentare. E le invenzioni non possono mancare specie quando dalla seconda serata sei catapultato in prima, per cinque venerdì consecutivi. Ne parliamo con Diego Bianchi in arte Zoro, autore e conduttore di Gazebo.

Preoccupato per lo sbarco nell’orario di maggior ascolto?
Me lo chiedono in tanti, si vede che dovrei esserlo ma non lo sono!

Quali novità ci dobbiamo aspettare dal Gazebo in prima serata?
Le due novità sostanziali, sia per noi che per il pubblico, sono ovviamente l’orario e il giorno diverso. Andiamo avanti per due ore e venti minuti invece di una. Questo cambia tutto, anche i bioritmi. Come riempiremo questo spazio? Di sicuro non snatureremo il programma. Non possiamo sapere se sarà una scelta vincente ma pensiamo che sia la cosa giusta da fare. Restiamo noi stessi e fedeli a quella fetta di  pubblico che si è affezionato a Gazebo.

Squadra vincente non si cambia?
Ci mancherebbe. La squadra resta intatta ma ovviamente si può sempre integrare con altre figure. Avremo ospiti nazionali internazionali di prestigio e persone che verranno a giocare con noi come è stato con Antonio Albanese nella prima puntata. Useremo tutti gli strumenti per raccontare quello che succede in Italia, è la nostra missione. Video, reportage, viaggi nei Palazzi e soprattutto fuori, twitter, i sondaggi, i disegni di Makkox, gli “spiegoni” di Marco da Milano…

Uno dei pezzi forti di Gazebo è la classifica twitter, che è diventata una sorta di Blob del social network. Tutti vogliono esserci, soprattutto i politici, anche se per essere derisi?
Tanti scrivono senza alcun filtro e talvolta abbiamo la percezione che alcuni scrivano apposta per finire nella nostra classifica. Magari qualcuno si dimentica che è un personaggio pubblico con delle responsabilità. Per il resto il nostro lavoro è piuttosto semplice perché gli autori sono loro, è tutta farina del loro sacco, noi ci limitiamo a selezionare alcuni percorsi, li andiamo a stanare. E poi ci sono i commenti dei loro follower che ormai hanno un’indole da battutisti degna dei posti più alti delle classifiche.

Il “Secolo d’Italia” ha scritto di voi: “Un programma su misura della sinistra radical chic… da centro sociale ripulito”. Come commenti?
Ci hanno messo dentro davvero di tutto. Sarebbe un programma molto complicato se dovesse contenere tutto ciò… Che dire? Non ho mai nascosto le mie opinioni politiche di sinistra. Una sinistra che oggi è decisamente molto sbandata e ha molti meno vincoli affettivi di un tempo. Noi raccontiamo quello che vediamo senza fare particolari sconti.

Hai esordito interpretando un elettore Pd sdoppiato che viveva il nuovo partito con un certo disagio. Oggi come lo rappresenteresti?
In parte sarebbe più semplice. Da una parte ci sono i renziani fomentati e dall’altra quelli critici. Che poi la gran parte dei renziani erano bersaniani puri, o dalemiani o veltroniani spinti e con uno schiocco di vita si sono ritrovati sul carro giusto. In questo, twitter ci aiuta. Basta andare a vedere chi scriveva una cosa e dopo un mese l’esatto contrario. Diventa difficile prenderli sul serio…

Intervista di Stefano Corradino pubblicata sul Radiocorriere Tv