Cinquanta anni di carriera per RENZO ARBORE: L’improvvisazione è la mia carta vincente

“Lo diceva Neruda che di giorno si suda – Ma la notte no! Rispondeva Picasso, io di giorno mi scasso – Ma la notte no!”. Era il leitmotiv del celebre programma “Quelli della notte”, di Renzo Arbore e Ugo Porcelli che Rai2 trasmise nel 1985 in seconda serata. “Una trasmissione tutta improvvisata” come ci ricorda lo stesso Arbore. La New Pathetic Elastic Orchestra eseguiva dal vivo i brani più disparati alternandosi con gli scherzi e gli sketch di comici come Nino Frassica, Andy Luotto, Marisa Laurito, Simona Marchini, Roberto D’Agostino, Giorgio Bracardi… Fu un successo immediato – arrivò a superare il 50% di share – e per molti inaspettato vista la natura del programma evidentemente surreale per quegli anni.

Sono trascorsi trent’anni, che ricordo ha di “Quelli della notte” e come definirebbe la trasmissione? 
Il ricordo è ottimo. E’ stato un programma rivoluzionario. Penso che dopo “Lascia e raddoppia” sia stato il “marchio” televisivo più efficace e che si ricorda maggiormente anche se confrontato con i tanti programmi tradizionali che allora impazzavano. E ha cambiato profondamente il modo di fare televisione.

In che modo?
Era una televisione completamente improvvisata. Insieme al mio autore Ugo Porcelli avevamo cominciato a sperimentare questo linguaggio in radio e poi abbiamo provato con la televisione. E’ stato subito un successo.

Potrebbe essere riprodotta oggi in una nuova versione?
E’ molto difficile. Oggi non si improvvisa perché tutto è recitato seppur spesso molto bene. Quel tipo di trasmissione, “Quelli della notte” o “Indietro tutta” non la sa fare più nessuno, manca la genia degli improvvisatori. Purtroppo per adesso non ha avuto epigoni. Gli improvvisatori ci sono ma solo quelli dei talk show nelle interviste, nelle chiacchierate con gli ospiti ma non nel varietà. Oggi ci sono molti bravi professionisti ma di improvvisatori quasi nessuno, parlo dei  Frassica, dei Ferrini, dei Pazzaglia, tutta gente che parlava in studio senza un briciolo di appunti e accenni. Era una trasmissione “jazz” rispetto a quelle “pop” di oggi.

“Quelli della notte” aveva anche un intento satirico nei confronti della televisione di allora
Era volutamente elitaria, parlava ad un pubblico preparato. Quando è nata doveva essere minoritaria. Io venivo da un grande successo come “Cari amici vicini e lontani “ che era una trasmissione per tutti. Noi ne volevamo fare una per un pubblico selezionato di giovani con facce diverse. Era tutto nuovo, e gli spettatori erano attenti e pronti a recepire le battute e le citazioni.

Oltre ai trent’anni di “Quelli della notte” quest’anno si festeggiano anche i cinquanta di carriera di Arbore
Di quelli ne parleremo più avanti. Fermiamoci alla ricorrenza dei trenta, meglio non invecchiare così precocemente in pochi minuti di intervista!

Segui Stefano Corradino su twitter

Intervista di Stefano Corradino pubblicata sul Radiocorriere Tv