Il Caimano inghiotte lo stato di diritto

Quando la realtà eguaglia o supera la finzione cinematografica. Le affermazioni di Silvio BerlusconiNon mi dimetterò neppure in caso di condanna” contenute nel libro in uscita di Bruno Vespa, ricalcano tragicamente la scena finale “Il Caimano” di Nanni Moretti. Nel film il premier viene condannato a  sette anni di carcere. Uscendo dal tribunale sobilla la folla alla rivolta, e i suoi fan incendiano il luogo della condanna. Ecco, manca solo la svolta popolare reazionaria.

Le ultime dichiarazioni di Berlusconi non sono meno agghiaccianti dei 12 minuti finali della pellicola. “Se ci fosse una condanna in processi come questi – afferma – sentirei il dovere di resistere al mio posto per difendere la democrazia e lo stato di diritto“. Non serve una laurea in legge per ricordare che il termine “Stato di diritto” (che traduce l’originaria espressione tedesca “Rechtsstaat”, del XIX secolo) presuppone che l’agire dello Stato debba essere sempre vincolato e conforme alle leggi vigenti: lo Stato che sottopone se stesso al rispetto delle norme di diritto.

Berlusconi di “diritto” dovrebbe intendersene. Non per le punture che stimolano la sua malcerta virilità ma perché dal 1961 è dottore in Legge all’Università di Milano. In realtà sembra essersi laureato in Massoneria, alla facoltà Propaganda2 di Firenze, con il magnifico rettore Prof. Licio Gelli; perchè queste sue ultime affermazioni eversive chiudono il cerchio del noto Piano di rinascita democratica del Venerabile: controllare l’informazione allo scopo di influenzare l’opinione pubblica e smantellare la Rai (fatto!), mettere la giustizia sotto il controllo del potere politico (quasi fatto) trasformare il Paese in una Repubblica presidenziale con due soli partiti (detto, ancora non fatto).

Sono state chieste giustamente le dimissioni di Marrazzo per la brutta vicenda che lo riguardato. Qualcuno dei richiedenti ha posto o porrà il problema di un presidente del Consiglio che sta sovvertendo quello stato di diritto a cui lui stesso si richiama? In quale altro Paese del mondo un capo di governo si permetterebbe di ergersi al di sopra della legge? Cos’altro è se non un golpe bianco, un colpo di stato autoritario senza spargimenti di sangue e con l’acquiescenza di gran parte dell’informazione ormai ridotta a scendiletto del moderno (neanche più di tanto) monarca?

Il 30 novembre del 1961 fu per la Russia una giornata importante: le spoglie di Stalin venivano tumulate in un sepolcro semplice. Così’ iniziava il processo di “destalinizzazione”.
Oggi 30 novembre, in Italia, se qualcuno non batterà un colpo, si esaspererà il processo di “berlusconizzazione” del Paese. Tempi, luoghi e forme diverse rispetto a quelle del dittatore sovietico. Ma lo spirito illiberale e autoritario sembra essere lo stesso.

(di Stefano Corradino – www.articolo21.org)