Il lavoro non c’è? Parliamone! Intervista a REBECCA VESPA BERGLUND

Un settimanale sul mondo del lavoro con le “istruzioni per l’uso” per chi è in cerca di occupazione: un programma dedicato alle opportunità, agli attori e ai mercati, agli strumenti: per parlare – nel pieno di una delle più gravi crisi occupazionali – di giovani e di futuro, di Paese e di Europa, ma anche di grandi storie che incrociano l’innovazione, di mestieri della tradizione che si fanno strada nella “rete”, di testimonianze reali che stanno cambiando il verso alla parola occupazione nel segno dello sviluppo e della connessione. Questo sarà “Il posto giusto”, il nuovo contenitore di Raitre, realizzato con la collaborazione del Ministero del Lavoro e di Isfol – in onda tutte le domeniche dalle 13.00 alle 14.00. A condurlo Rebecca Vespa Berglund, 33enne romana di origine svedese alla sua terza esperienza di conduzione in Rai ( dopo “E-Cubo”, Rai Educational, 2008 e “Nautilus”, Rai Scuola, 2012). “Il posto giusto” proporrà una sequenza di “finestre e servizi” sull’Italia che inventa, che produce, che realizza progetti, che promuove servizi, che forma nuove leve e rilancia vecchie sfide. “Dopo due anni e mezzo di ‘fermo’ – spiega la conduttrice al Radiocorriere Tv – mi è stata data una grande opportunità e cercherò di dare il massimo”.

“Il posto giusto” è un programma o una speranza?
Entrambe le cose. Cerchiamo di dare “istruzioni per l’uso”. Per chi cerca lavoro per la prima volta e per chi vuole rioccuparsi. Ogni settimana daremo informazioni sul lavoro cercando di orientare il pubblico attraverso esperti in studio che racconteranno quali sono gli strumenti che l’Europa promuove e quali sono le opportunità offerte dall’Italia affinché si rilanci l’occupazione. Gli esperti spiegheranno quali sono questi strumenti, come funzionano e come accedervi.

La situazione del lavoro in Italia  è tutt’altro che confortante. E’ possibile dare anche notizie “positive” in un panorama piuttosto preoccupante?
La crisi occupazionale è evidente. E per questo faremo sempre il punto sull’attualità dicendo le cose come stanno. Ma cercheremo anche di raccontare quel pianeta italiano del lavoro che nonostante la crisi è riuscito a rimettersi in gioco. Parleremo dell’impresa che si rilancia: come quei trentaquattro (ex) dipendenti di un supermercato di Palermo che hanno recuperato il bene confiscato alla mafia e attraverso l’anticipo della mobilità si sono messi in gioco diventando imprenditori di sé stessi. Hanno creato una cooperativa prendendo in affitto il supermercato e lo hanno rilanciato. Un’Italia che riesce a rilanciarsi c’è.

Qual è stato il tuo rapporto con il mondo del lavoro?
Personalmente nel lavoro io non ho avuto mai garanzie. Rientro in quella parte di generazione che ha sempre fatto contrattini  per un lavoro, poi un altro senza mai avere tutele.

Il posto giusto è il posto fisso?
Il posto fisso purtroppo oggi come oggi è una chimera e penso dobbiamo inevitabilmente considerarlo superato. Ci troviamo in un mercato del lavoro contraddistinto dal paradigma della mobilità. Ma la mobilità ha bisogno di tutele e di garanzie come avviene in vari  paesi europei – essendo per metà svedese conosco abbastanza il welfare scandinavo – in cui quando si perde un’occupazione ci sono meccanismi di riattivazione al lavoro e riqualificazione professionale per far sì che il disoccupato possa rapidamente conseguire un nuovo posto.

Siamo in pieno “Jobs act”. Ci sarà la necessità di spiegare ai telespettatori cosa c’è di nuovo nella riforma sul lavoro.
Certamente. Ed è qui che “Il posto giusto” diventa un progetto. Siamo sempre connessi attraverso il sito www.ilpostogiusto.rai.it nel quale, oltre ad avere i contenuti delle puntate ci sarà uno sportello sempre aperto che metterà in comunicazione continua domanda e offerta. Il pubblico potrà scrivere agli esperti e chiedere delucidazioni, ad esempio sulle novità introdotte dal Jobs act, le normative, per capire ad esempio cosa sono i contratti “a tutele crescenti” partiti il 1° marzo, proprio in coincidenza con il nostro debutto. 

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Intervista di Stefano Corradino pubblicata sul Radiocorriere Tv