Joao Gilberto, la rivoluzione della bossa nova sbarca al Winter

Non ce ne vogliano gli altri protagonisti, alcune importanti novità per altrettanto grandi ritorni, ma quest’anno la scena dell’imminente nuova edizione di Umbria Jazz Winter è la sua. Di Joao Gilberto, il poeta maledetto della bossa nova, l’Arthur Rimbaud di Bahia.
Se c’è una musica che ti scuote, ti culla, e ti aliena al tempo stesso è la sua. Che siano o meno amanti del genere. Lui è un unicum. Quando nel luglio del 1957 uscì col singolo Desafinado, è iniziata la dolce rivoluzione della bossa nova. Dolce è il suo stile come se la sua voce accarezzasse l’aria che lo circonda mentre suona, un respiro che attraversa il vento.
Lontano anni luce dai suoni roboanti di tanti colleghi chitarristi il suo suono è talmente minimalista e a basso volume, che si fa quasi fatica a percepirlo. Un ascetico soliloquio con se stesso. Peccato che ad ospitarlo ad Orvieto sia un luogo, il Teatro Mancinelli, di grande prestigio ma che contiene 500 persone e che ne accoglierà 1500 nelle tre serate programmate. Joao Gilberto ha i numeri per accogliere i fan di una rockstar e se ci fossero spazi molto più ampi non rimarrebbe un solo posto vuoto.
Chi avrà la possibilità di seguire il suo concerto lo faccia. Ci sono musicisti grandi. Joao è una leggenda vivente. Non tutti vengono ricordati con l’appellativo di “‘o mito”. Parlarne oltre è superfluo. Va ascoltato. E a chi non lo conosce e non avrà l’opportunità di ascoltarlo consigliamo di procurarsi qualche sua registrazione. E’ un perfetto compagno di viaggio. Anche restando fermi…

Due segnalazioni. Di tutto rispetto. La prima è Clayton. Padre e figlio. Il pianista Gerard e il padre John, celebre contrabbassista. Gerard Clayton è una delle nuove stelle del jazz. E’ uno dei migliori pianisti jazz del panorama internazionale. Ancora troppo poco apprezzato considerato il talento. Ma l’edizione invernale di Umbria Jazz ha avuto il merito di consacrare ad artisti di fama mondiale musicisti che non avevano ancora spiccato il volo. Un pianista come Brad Meldhau. Un giovane talento al sax come Francesco Cafiso. Orvieto non è stato il battesimo della loro carriera ma il trampolino di lancio nell’olimpo dei grandi.
La seconda riguarda un altro pianista. Martial Solal. Non è un talento da scoprire ma un’icona del jazz, purtroppo spesso sottovalutato. Ha ottant’anni ma la freschezza di un ventenne. Estemporaneo. Creativo. Rivisita gli standards con una interpretazione armonica personalissima (e spesso molto ardita). Una tecnica sopraffina, un fraseggio sempre pulito. Suonera’ da solo e in duo con il vibrafonista Joe Locke (che sara’ a Orvieto con la sua band con Bob Cranshaw e Mickey Rocker) e con Stefano Bollani (che nulla ha da invidiare ai grandi colleghi internazionali, e questo lo abbiamo già scritto e lo confermiamo), che a sua volta si esibira’ anche in duo con Enrico Rava e con Antonello Salis.

(Stefano Corradino – la Città)