MARIA ANTONIETTA COSCIONI, alla guida dei radicali italiani

Ha 36 anni e in questi anni e’ stata come Luca Coscioni la definì durante il suo primo intervento in un’assise radicale, “il suo spirito”.  E’ Maria Antonietta Coscioni, moglie di Luca. Ha vissuto dal primo giorno la battaglia per la libertà di ricerca scientifica accanto al marito, assumendo progressivamente un ruolo sempre più importante anche come membro della giunta dell’Associazione. Il 5 novembre 2006, al V Congresso dei Radicali Italiani, con 207 voti su 237 e’ stata nominata Presidente. La più votata.

Una soddisfazione importante?

Soprattutto una grande e straordinaria emozione per le parole  di Marco Pannella su di me e la mia storia e per il forte sostegno dei congressisti.

Accanto a te due donne, Rita Bernardini ed Elisabetta Zamparutti. Tre donne alla guida del movimento che più di ogni altro in parlamento ha combattuto per i diritti civili, dall’aborto al divorzio, all’eutanasia, all’uso delle cellule staminali. Il fatto che siate tre donne a guidare il movimento ha un valore simbolico in più?
Direi semplicemente che ha un valore in più che convoglia nell’azione e nella passione politica radicale tra  tradizione e novità e che risiede e si muove,  usando le parole di Adelaide Aglietta donna radicale a ricoprire nel 1976 la carica di Segretario del Partito Radicale,  “nella consapevolezza che la strada radicale è innanzitutto il coraggio di sperare, di dialogare, di rischiare”.

“La mia esperienza – scrisse Luca Coscioni in un’intervista sul sito www.articolo21.info –  è anche quella di chi vede quotidianamente violati diritti fondamentali a partire da quello del  rispetto della dignità umana”. Quanta strada c’è da fare su questo terreno affinché il rispetto della dignità umana sia un valore fondamentale e non l’oggetto di una continua rivendicazione politica?
C’è molta strada da percorrere, sperando che non passi davvero troppo tempo. Soprattutto in questo momento particolare per Piergiorgio Welby, co-Presidente dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica,  che sta lottando da leader politico con il suo corpo e la sua intelligenza per la verità di una morte opportuna,  perché ama la vita più della sua stessa vita. A Welby è negata una morte opportuna ed è pronto a percorrere l’unica  strada,  quella della disobbedienza civile con Marco Pannella e  i compagni radicali.

La battaglia che ti contraddistingue maggiormente è ovviamente quella legata all’utilizzo delle cellule staminali e alla libertà di ricerca scientifica, battaglia che Luca Coscioni fino all’ultimo istante di vita non ha smesso di combattere. Quanto è difficile questa battaglia in Italia e quali sono le principali resistenze?
La legge 40 vieta la ricerca scientifica sulle cellule staminali embrionali non derivate, poi ci sono i tagli alla ricerca stessa e lo strano meccanismo non trasparente di assegnazione dei finanziamenti pubblici ai progetti e soprattutto, pesano i divieti ideologici, morali e dogmatici imposti per legge a tutti…

Quanto spazio c’è a tuo avviso in televisione, nei tg e nelle trasmissioni per i temi su cui vi battete da anni?

Gli spazi televisivi di discussione politica su temi “eticamente sensibili” sono sempre troppo ristretti e la televisione è spesso mal condotta: non è garantito quel pluralismo sociale ed anche politico sui temi delle libertà individuali, dei diritti civili,della ricerca scientifica, della vita e del morire, solo per richiamarne alcuni. Non dimentichiamoci  quanto accaduto durante l’ultima campagna referendaria sulla legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita, che ha visto troppo spesso un’informazione e comunicazione politica televisiva  di parte, con violazioni di leggi e norme della deontologia giornalistica, che ha visto costretti i radicali ad intraprendere, nei casi più gravi, iniziative politiche e giudiziarie.

Cos’è per te tv di qualità e come immagini una informazione diversa? Negli altri Paesi ritieni che l’informazione dia più spazio ai temi della ricerca e alle associazioni e movimenti politici che si battono per i diritti civili individuali?
Dobbiamo riuscire a fare dell’informazione e dei mezzi di informazione strumenti di comunicazione di massa,  perché tutti possano dire la loro, perchè  tutti possano essere compartecipi della costruzione della propria libertà, cultura e coscienza , del diritto e della democrazia.

Orvieto è la tua città e quella che ha dato i natali a Luca. Che grado di sensibilità civile c’è in una città come Orvieto al di là del grande affetto che gli orvietani giustamente nutrivano per Luca? E con quali strumenti si può accrescere il livello di consapevolezza civile in una piccola realtà di provincia? Chi devono essere gli attori principali? Le istituzioni? I partiti? La scuola? I media?…
L’affettività è sicuramente una reazione emotiva importante ma la sensibilità civile è ben altro e non sempre coesistono in una realtà come quella orvietana. Ma sono fiduciosa a partire proprio dalla decisione di Luca di scegliere Orvieto per “il suo ultimo” Congresso della Associazione che porta il suo nome. Dobbiamo fare qualcosa affinché Orvieto divenga luogo di dibattito e di incontro sui temi eticamente sensibili coinvolgendo le associazioni, la classe politica, le scuole, l’università in un dibattito aperto alla conoscenza per misurarsi e dar risposta alle domande meno percorribili con la ragione e la coscienza individuali,  insomma “conoscere per deliberare”.

Il tuo incarico nazionale ovviamente ti porterà ad occuparti con i Radicali di numerosi temi. Quali, oltre a quello delle cellule staminali, ritieni più importanti nell’agenda politica del Paese e su quali hai intenzione di lavorare con maggiore attenzione?
In questo momento parlo di quelli – tra i punti della mozione congressuale – per i quali è in corso una mobilitazione straordinaria di raccolta firme promossa dall’Associazione Luca Coscioni, per la presentazione di una petizione al Parlamento italiano di una indagine sull’eutanasia clandestina e per la calendarizzazione delle proposte di legge sull’eutanasia e testamento biologico, e dell’iniziativa nonviolenta di sciopero della fame aperta ai cittadini e rivolta al Presidente del Consiglio, ai rappresentanti istituzionali ed anche agli esponenti della comunità medico-scientifica, affinché dia risposta alle richieste avanzate dal co-Presidente dell’Associazione Coscioni, Piergiorgio Welby anche sulla questione della nomina del Comitato Nazionale per la bioetica  scaduto oltre 5 mesi fa, il 15 giugno 2006.

Ti propongo due temi: libertà di ricerca scientifica e pena di morte, tema all’ordine del giorno dopo la sentenza nei confronti di Saddam. Come vedi l’ipotesi di due occasioni distinte di discussione ad Orvieto? Pensi che la città potrebbe accogliere positivamente una riflessione su questi due temi?
Grazie della proposta. Potrebbero essere due occasioni interessanti di confronto. Girerò l’idea alla segretaria Bernardini e alla tesoriera Zamparutti, proponendo una terza occasione di discussione sui temi del testamento biologico e dell’eutanasia.

(Stefano Corradino – Il Vicino)