Nascondiamo il cellulare e torniamo alle buone abitudini. Intervista a GEPPI CUCCIARI

Una stanza senza libri è come un corpo senz’anima, scriveva Cicerone. Sarà per questa ragione che Geppi Cucciari (nella foto) è così soddisfatta della nuova scenografia del programma “Per un pugno di libri”. “Uno studio rinnovato, molto bello” rivela al Radiocorriere Tv. “Bianco e più luminoso e ciò serve a mettere in evidenza i tanti libri esposti”. Il programma prende il via il 7 febbraio. Il fulcro della trasmissione, è anche quest’anno la gara tra due classi scolastiche su un classico della letteratura. Geppi Cucciari torna alla conduzione del programma per il secondo anno consecutivo e, con la sua ironia, stimolerà la partecipazione degli studenti dell’ultimo anno delle scuole secondarie e animerà la competizione. Accanto a lei Piero Dorfles, memoria storica di “Per un pugno di libri”: uno sguardo attento, apparentemente severo, ma pronto a mettersi in gioco e a ironizzare anche su se stesso.

Geppi, cosa le ha lasciato l’edizione precedente nel rapporto con gli studenti?
Ho incontrato ventidue classi e sono rimasta spesso colpita dalle risposte degli studenti. Come quando, alla domanda su chi fosse il personaggio che preferivano nella scuola la gran parte rispondevano “il bidello”. Ma manifestavano grande amore anche per i professori. In media quelli preferiti per ciascuno studente sono due, e non solo per il tipo di materia che insegnano ma anche per il modo che hanno di trasmetterla. Pertanto è stato un modo per conoscere i ragazzi ma anche i professori.

Soddisfatta quindi di replicare anche per la seconda edizione?
Enormemente. Ho detto no a proposte televisive importanti perché adoro questo programma che ha il merito di non mettere al centro gli autori dei libri ma i libri stessi, non fa parlare i ragazzi in quanto portatori di storie, magari drammatiche, ma in quanto lettori.

“Il postino di Neruda”, il romanzo dello scrittore cileno Antonio Skármeta, sarà il primo libro della nuova serie. E’ lei a scegliere i libri?
No, sono gli autori. Hanno scelto libri classici bellissimi anche se, personalmente, ogni tanto preferirei testi che hanno maggiormente a che fare con la contemporaneità dei temi. In ogni caso ci sono opere come il “Giulio Cesare” di Shakespeare che trattando l’ambizione, il potere e la vendetta sono di grande attualità.

In Italia si legge sempre meno, giornali ma soprattutto i libri. Di chi è la responsabilità?
Difficile dirlo. Si può chiamare in causa la scuola, la famiglia o il tipo diverso di società in cui viviamo, in cui spesso manca il tempo e tutto è più veloce. Per quanto riguarda me sono stati i miei genitori a trasmettermi l’amore per la lettura. Mi hanno fatto leggere tutta Grazia Deledda. E a undici anni mi hanno messo in mano il “Diario di Anna Frank” e mi hanno detto “ora smettila di lamentarti”… Ho un nipotino, anche lui di undici anni, che alla domanda “cosa vuoi per regalo” risponde sempre “un libro”

Un undicenne che vuole un libro in regalo è un’anomalia nell’era dei tablet e degli smartphone dove, soprattutto per le nuove generazioni anche la lettura è filtrata dalla tecnologia.
E’ indubbio che i più giovani siano molto diversi da noi nell’approccio con la lettura e con le nuove tecnologie. Mi domando tuttavia con quanta attenzione e concentrazione si legge su un computer o su una tavoletta rispetto al libro classico. Proprio pochi giorni fa ho letto un articolo interessante nel quale si sostiene che ciò che si legge su un computer “non sedimenta” rispetto a ciò che scorri nelle pagine tradizionali, la mente lo recepisce in un altro modo.

Lei ha un kindle?
Sì ma non potrei mettermi in viaggio senza libri veri. La carta, l’odore stesso dei libri è insostituibile.

La tecnologia è una forma di schiavitù?
Di certo modifica radicalmente le abitudini. Un tempo quando eri seduto a un tavolo con altre persone avevi due possibilità: parlare o tacere. Adesso non ce n’è uno che non tiri fuori il cellulare. Mentre mangi, sui mezzi pubblici, quando sei in bagno… Forse c’è rimasta solo una cosa nella quale il cellulare non si guarda mentre la si fa… E forse tra un po’ neanche in quel caso.

Segui Stefano Corradino su twitter

Intervista di Stefano Corradino pubblicata sul Radiocorriere Tv