NERI MARCORE’: "Oggi la realtà è più paradossale della sua rappresentazione satirica"

Da lunedì 18 marzo, per sei settimane, Neri Marcorè condurrà su Rai3 in seconda  serata il programma “Neripoppins”. Non ci saranno Gasparri, Casini, Di Pietro, Piero Angela e Ligabue, cavalli di battaglia delle sue imitazioni: Marcorè reinterpreterà la realtà attraverso lo sguardo magico e fantastico della comicità surreale. Un universo immaginario, grottesco, ma molto vicino al vero, dove si fotografano personaggi e situazioni paradossali che rimandano alle infinite contraddizioni del nostro quotidiano.

Cosa uscirà dalla borsa magica di Neripoppins?
Dovrebbe uscire fuori una comicità poco frequentata  in Italia, surreale, più britannica che italiana. Siamo abituati a vedere varietà con ospiti che cantano, vengono intervistati, e conduttori che fanno dei numeri. Il nostro non sarà così.

Quindi niente “ecco a voi” o “benvenuti a”?
Proprio così, infatti io non sarò propriamente un  conduttore. Cercheremo di vedere la realtà da altre prospettive o di far passare come normalità una follia.

Lei parla di comicità surreale, ma non sarà che in questo momento la realtà, specie quella politica è più surreale della sua rappresentazione satirica?
La realtà di oggi è più paradossale che surreale. La  voglia di novità e la ventata di cambiamento sembra che, a conti fatti, abbia prodotto una situazione di stallo praticamente uguale alla precedente. Come se fossimo bloccati in un’area di parcheggio.

Cosa servirebbe?
Basterebbe mettersi d’accordo sulle regole e poi “vinca il migliore”. Ma non si riesce a fare neanche questo perché ci sono troppi eccessi di protagonismo nei nuovi leader.

Parla di Beppe Grillo?
Sì e no. Parlo in generale di assunzione delle responsabilità, nel bene e nel male. Io speravo in una vittoria larga della sinistra. Ma a questa stasi avrei preferito perfino vedere vincere Grillo, che non ho votato, e misurare le sue capacità. Per questo penso sia inevitabile tornare alle elezioni, ma non prima di aver cambiato la legge elettorale.

Analisi schietta. Mica avrà deciso di buttarsi in politica?
Ma no! A questo ci pensano i miei personaggi, anche se alcuni potrebbero cambiare mestiere…

A proposito, in “Neripoppins” non ci sarà nessuna delle sue storiche imitazioni?
No, ma qualche riferimento metaforico alla realtà anche politica sarà inevitabile attraverso monologhi in studio fatti da me e anche dagli attori del cast come Giovanni Esposito, Paola Minaccioni e Antonio Rezza.

Rezza è alquanto surreale.
E’ bravissimo ed esilarante. Tutte le volte che l’ho visto in teatro mi piegavo sulla poltrona dalle risate. E nel programma sarà surreale come sempre, ma con messaggi molto chiari. Rezza mette in scena le nevrosi dell’uomo comune, le difficoltà del quotidiano, la commercializzazione dei valori religiosi. Parla di noi e dell’oggi.

Stanco di fare le imitazioni?
Più che altro è una progressiva presa di coscienza. All’inizio non escludevo le imitazioni ma le consideravo quasi come una “rete di protezione”, un usato sicuro! Riproporle sarebbe stata una forma di pigrizia: in realtà volevo esplorare un modo nuovo di pormi rispetto al mezzo televisivo. Una sfida con me stesso. Le imitazioni sono state il filo conduttore della mia carriera. Non voglio sputare nel piatto dove mangio, però voglio andare avanti.

Magari anche per non restare schiavo dei suoi personaggi.
Sicuramente. E’ un’accortezza che cerco di avere sempre. Ad esempio, dopo dieci anni di “Per un pugno di libri” era giusto passare il testimone.

Non starà per dire che smetterà con le sue strepitose imitazioni?
Ma no, recentemente anche a “Che tempo che fa” ho riproposto alcuni dei miei “cavalli di battaglia”. Semplicemente volevo cimentarmi con qualcosa di diverso in un programma tutto mio.

Ha mai pensato di imitare Grillo?
Sarebbe un controsenso fare satira su un personaggio il cui linguaggio è prettamente satirico. Nel caso di Grillo penso sia più efficace fare satira su di lui senza imitarlo. In realtà vorrei evocare ed alludere a persone e situazioni che tutti conosciamo senza citare direttamente nessuno di loro.

Neanche Berlusconi?
Berlusconi in primis. Non ne posso più di parlare di lui (ride). Ma non è il solo personaggio che voglio smettere di nominare.

Ha rappresentato a lungo Giorgio Gaber in teatro. Oggi il signor G. riproporrebbe allo stesso modo le distinzioni “Destra/sinistra”?
Quello di Gaber era un gioco in cui anche gli oggetti quotidiani come la doccia, il bagno, il minestrone o la mortadella diventavano di destra o di sinistra. In realtà lui voleva fotografare l’abitudine della gente a mettere le cose di qua e di là e a considerarle bianche o nere. Ma ovviamente il bene o il male non stanno mai da una parte sola. E comunque il messaggio di Gaber era ben diverso da quello di Grillo quando afferma che destra e sinistra sono uguali. La sinistra ha una bella dose di responsabilità, ma la destra ne ha di ben più gravi visto che negli ultimi dieci anni ha governato il Paese con risultati disastrosi.

Se oggi Gaber fosse ancora vivo, su chi farebbe ironia?
Secondo sarebbe meno motivato. L’ironia uno se la permette quando c’è ancora qualcosa da salvare. Oggi le cose sarebbero a portata di mano, ma nessuno questa mano sembra volerla allungare.

(intervista di Stefano Corradino)

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