NICOLA D’ANGELO: "No agli sceriffi per internet"

Per la prima volta con un decreto che avrebbe dovuto recepire solo contenuti della direttiva comunitaria sulla televisione si è ampiamente modificata la legge che regola il settore radiotelevisivo e si sono introdotte norme sulla regolamentazione del Web che in altri paesi non esistono… Non si può fare un semplice decreto del governo su questa materia, è troppo delicata perché non vi sia un’analisi trasparente e condivisa tra i vari soggetti interessati…” Questo il pensiero di Nicola D’Angelo  il commissario dell’Authority per le Comunicazioni (Agcom) che più si è speso nel corso degli anni a difesa del “diritto alla libertà del Web”, in quanto “garanzia all’accesso alla rete per tutti”. 

La Commissione Lavori Pubblici e Comunicazioni del Senato ha approvato un documento di modifica al Decreto Romani. Secondo gli estensori non c’è quindi alcun rischio per la libertà dei blog. A noi il testo appare piuttosto farraginoso. Qual è la sua opinione? Permane il rischio per i blog? Quali e quanti blog potrebbero rischiare la chiusura?
Intanto bisognerà vedere il testo finale se terrà conto delle osservazioni formulate dalle commissioni parlamentari. La questione di fondo resta comunque quella che con un decreto del governo si è intervenuti in una materia ampiamente rilevante dal punto di vista costituzionale. La libertà di comunicazione e la libertà di espressione del pensiero sono temi che possono essere affrontati adeguatamente solo con le garanzie di una discussione legislativa. Per la prima volta invece con un decreto che avrebbe dovuto recepire solo contenuti della direttiva comunitaria sulla televisione si è ampiamente modificata la legge che regola il settore radiotelevisivo e si sono introdotte norme sulla regolamentazione del Web che in altri paesi non esistono.

Intende la misura che assoggetterebbe alcuni servizi e contenuti su Internet al regime della televisione?
Su questa questione è rimasta un’ambiguità di fondo. Permane infatti il principio che solo se le immagini sono incidentali rispetto al contenuto questo è escluso dalle regole dei media tv. Tuttavia l’indagine sul caso concreto sarà ampiamente discrezionale e lascerà spazio a dubbi interpretativi. La conseguente necessità di una comunicazione di inizio di attività per chi vuole distribuire un contenuto su internet in cui le immagini non sono “incidentali” sarà poi una regola amministrativa complicata da attuare e dalla quale discenderanno forti sanzioni per chi non la rispetterà.

Il nodo principale della questione sembra quello della diffusione di materiali audiovisivi su web tv e servizi di streaming. In parole povere si limiterebbe il diritto di fare tv sul web in modo continuato e professionale. E’ così? Questo varrebbe solo per i contenuti autoprodotti o anche per coloro che decidono di ospitare altre finestre di web tv sul proprio blog? E su chi ricadrebbe la responsabilità? I distributori di contenuti? I gestori della piattaforma? I fruitori?…
Per prima cosa bisogna ricordare che nella direttiva europea sul commercio elettronico, già recepita da alcuni anni nell’ordinamento italiano, è previsto che l’intermediatore, il service provider, non è responsabile del contenuto. Come ho già detto il problema sarà definire ciò che è incidentale o meno ai fini della assoggettabilità alla nuova disciplina televisiva e sarà anche quello della estensione, anch’essa prevista nel decreto, delle regole sul diritto d’autore anche a questi soggetti.

Alcuni social network, a partire da facebook sono stati bersagliati e minacciati di chiusura per gruppi che si ispirano alla violenza, alla pedofilia. Non è un atteggiamento strumentale? Non è sufficiente utilizzare gli strumenti in essere, come la polizia postale, per chiudere e/o punire i gruppi incriminati?
La rete di per sé non è né buona né cattiva ma è un mezzo, e come tale può essere usata in modo giusto o sbagliato .Gli strumenti per evitare la violenza, la pedofilia non sono le forme di chiusura o di controllo preventivo di internet. In questi anni ad esempio la polizia postale ha svolto un importante ruolo vigilanza e di repressione  utilizzando gli strumenti che l’ordinamento giuridico già prevede senza bisogno di avere norme che consentano censure di carattere indiscriminato

Il web è in continuo divenire e quindi costantemente sottoposto a necessità nella regolamentazione ma si ha la sensazione che si navighi a vista. Anni fa, in tempi non sospetti, Stefano Rodotà parlava della necessità di una vera e propria “Costituzione” per il web. Cosa ne pensa?
Il Web è nato e si è sviluppato secondo forme di piena libertà e di fiducia reciproca tra i vari  attori del suo funzionamento. In sede internazionale si stanno studiando strumenti di autodisciplina globale e vedremo se sarà possibile arrivare a forme condivise. Fuori dall’autoregolazione secondo il mio punto di vista non vi può essere nulla, a meno di non mettere in gioco il destino stesso della rete.

Imporre un Decreto rischierebbe di metterne in gioco il destino?
Non si può fare un semplice decreto del governo su questa materia, è troppo delicata perché non vi sia un’analisi trasparente e condivisa tra i vari soggetti interessati.

Serve una sorta di Autorità di Vigilanza su internet?
Personalmente sono contrario a sceriffi del Web

Com’è regolato il web all’estero? A parte Paesi come la Cina e l’Iran dove, come sappiamo, c’è una censura costante, negli altri Paesi c’è più o meno libertà?
C’è da fare una premessa. L’avvento di internet e la sua diffusione sono stati il fenomeno più fastidioso per il sistema politico anche occidentale. Esiste una generale tendenza a metter mano alla rete per controllarla maggiormente. Ciò è più grave nei paesi come il nostro in cui le altre forme di comunicazione sono caratterizzate già da forti aspetti di concentrazione. Per qualunque sistema non democratico la rete resta il principale nemico, una libertà incomprimibile di cui l’umanità deve ringraziare pochi coraggiosi professori e lo sviluppo tecnologico. In Italia il tema della rete e delle garanzie su Internet è recente e come stiamo vedendo caratterizzato da una tendenza a ridurlo alle regole sulla televisione. All’estero, penso per esempio agli Stati Uniti, si discute  da anni invece di come garantirne la libertà.

In Europa qualche mese fa c’è stato un confronto forte tra alcuni paesi come la Francia e l’unione europea proprio in merito all’opportunità di inserire norme per un controllo della rete.
Uno dei grandi successi del Parlamento europeo è stato quello di contrastare questo tentativo che invece negli stati che lei citava si è ampiamente  realizzato.

La società attuale è sempre più contraddistinta da diseguaglianze, nell’ambito socio economico e nell’accesso all’informazione. Si corrono gli stessi rischi anche a livello telematico?

Altro tema fondamentale poi è quello relativo alle garanzie di accesso tecnico ed economico alle opportunità offerte dal Web. Bisogna rapidamente colmare il digital divide che esclude l’8% della popolazione italiana dall’accesso alla larga banda. E’ necessario inoltre consentire un accesso neutrale alla rete ad un’offerta economicamente sostenibile. Si tratta quindi di rivedere rapidamente lo stesso concetto di servizio universale adeguandolo al mutato scenario tecnologico e soprattutto alla circostanza che Internet è sempre di più un diritto fondamentale per il cittadino. D’altra parte in questo senso si è espressa recentemente l’unione europea con il nuovo quadro regolatorio delle comunicazioni elettroniche che esplicitamente indica la neutralità della rete e l’accesso alla rete come diritti costituenti del cittadino europeo.

(Stefano Corradino – www.articolo21.org)