Non c’è niente di bianco morendo lavorando

di Elisabetta Reguitti*

Cari lettori di questo blog ricevo e pubblico questo appello scritto da una delle rare persone, che in Italia, si occupa con vera passione civile di sicurezza nei luoghi di lavoro. Non è un super tecnico, un esperto, un politico e tanto meno un giornalista (anche se tempesta ogni redazione con un numero spropositato di lettere). Marco Bazzoni  è “solo” un semplice operaio metalmeccanico.

L’APPELLO. Tragica fatalità, morte bianca, incidente sul lavoro, sono questi i termini più spesso usati dai mezzi d’informazione (quelle poche volte che ne parlano), quando un lavoratore non fa più ritorno a casa dalla sua famiglia, perchè è morto sul lavoro. Invece le morti sul lavoro non sono quasi mai una fatalità: li ho definiti più volte dei veri e propri omicidi sul lavoro, perchè molte volte non vengono rispettate neanche le minime norme di sicurezza sul lavoro.
Rivolgo un appello sentito ai mezzi d’informazione: “non chiamatele più morti bianche”.

Circa 2 anni fa (per essere esatti il 28 Novembre del 2008), l’associazione Articolo 21 lanciò un appello, perchè queste morti non venissero più chiamate così. Il direttore di Articolo 21 Stefano Corradino scrisse: “Ci hanno scritto delegati alla sicurezza, giornalisti, ma soprattutto mogli e madri che hanno visto morire i loro cari a causa degli incidenti sul lavoro. E che hanno subito l’oltraggio della perdita. Loro ci hanno invitato a rivolgere un appello al mondo dei media: non usate più l’espressione ‘morti bianche’. Ci offende e offende la loro memoria”.

A giudizio di articolo21 – associazione che si occupa dei problemi dell’informazione – hanno perfettamente ragione: “Non c’è alcunchè di ‘bianco’, di candido, in quelle morti. Quelli sul lavoro – ricorda Corradino – sono morti in modo violento e tragico. E non sono tragiche fatalità come qualcuno le dipinge… Non c’è alcunchè di fatale in quelle morti. Semmai c’è qualcosa di colposo, di criminoso”.

Dopo diverse adesioni iniziali (alcune arrivavano anche da direttori di Tg), l’appello cadde nel vuoto… L’ho detto fino allo spasimo, che chiamarle così è un insulto ai familiari e alle vittime del lavoro, peccato che nessuno mi sta ad ascoltare.

Di fronte a tutte queste morti sul lavoro (l’Inail dice 1050 nel 2009, ma sono molte di più), bisogna avere la capacità di indignarsi sempre, di reagire. Perchè nessuno si indigna più?

* http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/09/13/non-ce-niente-di-bianco-morendo-lavorando/60207/