"Sconosciuti". In fondo siamo uomini e donne normali. Intervista a GIULIO SCARPATI

Gaetano Panusa è un medico di Trieste che ha uno speciale rapporto con le figlie. Alessandro e il signor Flori, il primo è un giovane intraprendente, l’altro un anziano diffidente. Franco Salvatore è un operaio del sud che diventa manager. Felix e Stefania, una coppia che vive un amore contrastato, tra l’Africa e Gaeta. Sono alcune delle storie di “Sconosciuti”, il programma di Rai3 che accende i riflettori sulle persone comuni che hanno una storia semplice e per questo straordinaria, intessuta di sacrifici e di fatiche, illuminata dall’amore e dall’amicizia. “Storie vere di persone vere – ha commentato il direttore di Rai3 Andrea Vianello nella conferenza stampa di presentazione dei palinsesti autunnali -, la gente qualunque ma che ha vite vissute emozionanti da raccontare. Ogni sera un piccolo film”.
Il successo della trasmissione ha spinto la rete e gli autori a riprogrammarla in palinsesto, tutti i lunedì in prima serata fino al 29 settembre, con un commentatore d’eccezione che presenterà e commenterà le varie storie: Giulio Scarpati (nella foto).
Attore di teatro e tv,e protagonista della fortunata serie “Un medico in famiglia” nella quale rivestiva il ruolo di Lele Martini, Scarpati si mette per la prima volta alla prova con la conduzione.
“Su ‘Sconosciuti’ ci sono capitato casualmente – spiega al Radiocorriere Tv – ma sono stato subito colpito da queste storie raccontate con grande umanità. E per questo quando mi hanno chiesto di commentarle ho accettato immediatamente”.

Cosa c’è di diverso rispetto ad altri programmi?
C’è la vita delle persone, una parte d’Italia che normalmente non viene raccontata. Gente normale che fa i conti con i momenti più complicati della vita, e cerca di trovare una soluzione positiva alle difficoltà che incontra. Un vero e proprio viaggio nel paese reale.

In un momento di crisi così pesante, specie dal punto di vista occupazione, non è da tutti avere un approccio positivo.
Questo è uno degli aspetti più affascinanti di queste storie. Gente licenziata che non si lascia andare, che non si rassegna e riesce a trovare soluzioni concrete. Sono storie di un’Italia dinamica e propositiva. In una fase storica così complessa questo è un messaggio importante: bisogna sempre cercare di reagire e ricercare nuove possibilità di riscatto.

C’è una storia fra tutte che l’ha colpita?
Sono tante, penso ad esempio alla storia di una ragazza sovrappeso. Le difficoltà e gli errori che commettono le persone più prossime che cercando di far bene, ma sbagliano. Percorsi complicati ma che servono poi per ritrovare un nuovo equilibrio e superare il problema.

Sono tutte storie con percorsi individuali.
Storie individuali che poi però si intrecciano inevitabilmente e diventano comuni. La felicità, per quanto individuale, nasce spesso da persone che si incrociano come coppie o come amici. Una situazione esistenziale a due.

Lei ha scritto di recente un libro dal titolo “Ti ricordi la Casa Rossa? Lettera a mia madre”. E’ anche questa “una situazione esistenziale a due”.
E’ così. E infatti aver lavorato su questo testo mi rende particolarmente sensibile, ed emotivamente predisposto a commentare alcune storie. E in questo contesto è scattata una reciproca, positiva attrazione fra me e “Sconosciuti”.

Storie semplici anche nel modo in cui vengono rappresentate in tv.
Assolutamente, non c’è niente di costruito, sono racconti molto puliti anche dal punto di vista televisivo. Non sono messi “in bella”, né aggiustati artificiosamente.

La trasmissione ha avuto un buon successo di ascolti, nonostante non si parli di “vip”.
Forse è proprio per questo. Del resto non si capisce se il gossip e l’attrazione per le vicende dei cosiddetti vip sia reale o un bisogno indotto dai media stessi. Ciò che è certo è che di fronte a storie semplici di donne e uomini normali c’è un’identificazione maggiore, c’è un’attenzione più vera e concreta. Più umana.

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