Omicidio Alpi-Hrovatin, menzogne, depistaggi e testimoni compiacenti. La verità si decide a Perugia

Fisico imponente, t-shirt rosa, e un sorriso per tutti. Così si presenta in tribunale Hashi Omar Hassan il cittadino somalo che ha scontato sedici anni di carcere per l’accusa di omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, uccisi a Mogadiscio  il 20 agosto 1994. Ad accusare Hashi era stato un altro somalo,  Ahmed Ali Rage, detto Gelle. Ma indagini più approfondite e, soprattutto un’intervista di Chiara Cazzaniga per “Chi l’ha visto” hanno smontato il castello accusatorio. Perché fu proprio Gelle a svelare di essere stato pagato per fare il nome di Hashi.

“C’è una persona che rivela di aver detto bugie in cambio di soldi” ripete Hashi ai microfoni di Rainews. “Perché è stata pagata? Devono andare alla ricerca di chi poteva avere interessi ad inventarsi questa ricostruzione”.

Gelle aveva lavorato in Italia, e per questa ragione nell’udienza in Corte d’Appello la procura ha chiesto al datore di lavoro nonché testimone dell’accusa informazioni sul periodo in cui Gelle aveva lavorato da lui. Il testimone ha spiegato che furono uomini del ministero dell’Interno, con cui lui aveva rapporti commerciali, a chiedergli di “dare lavoro” a quel somalo di cui ha detto di non aver saputo mai neanche il nome.
Intanto il verbale di Gelle è stato trasmesso alla Corte d’appello di Perugia tramite rogatoria. La traduzione dovrebbero confermare proprio le dichiarazioni che Gelle aveva rilasciato alla trasmissione condotta da Federica Sciarelli. E nella prossima udienza, fissata per il 20 giugno sempre a Perugia, si conoscerà il testo integrale della trascrizione.

Fuori del Tribunale un presidio di numerose associazioni tra cui la Tavola della Pace, Articolo21 e la Federazione della Stampa. “Non si può smettere di chiedere verità e giustizia per due straordinari cronisti ammazzati 22 anni fa” afferma a Rainews il presidente Fnsi Giuseppe Giulietti. “Ci sono stati vergognosi depistaggi e adesso si scopre che l’unica persona imputata quasi sicuramente è innocente come ha sempre sostenuto la madre Luciana. Siamo qui per questo e anche per chiedere che venga immediatamente liberato questo giovane somalo e dopo la sua liberazione si proceda alla riapertura immediata del processo per trovare gli esecutori e i mandanti dell’assassinio”. 

Il servizio di Stefano Corradino su Rainews24